Accadde a Cagliari: Lo sciopero del 1949

di Massimo Dotta

La città di Cagliari ha una storia veramente lunga, che si snoda attraverso millenni e che lega allo stesso luogo una continuità e una ricchezza straordinaria. Esistono molti piccoli fatti poco noti che fanno parte di questa storia e vogliamo cercare, con una nuova serie di articoli, di riportarne qualcuno alla memoria. La piccola storia di cui parleremo risale all’immediato secondo dopoguerra, quando la Sardegna visse un periodo di grande attività culturale, giornalistica e politica e di grandi cambiamenti sociali.

Parte di questi si originarono alla fine degli anni Quaranta, con le agitazioni dei lavoratori delle zone minerarie, nel settore carbonifero del Sulcis-Iglesiente e in quello metallifero del Guspinese. La Montevecchio Società Italiana del Piombo e dello Zinco (SIPZ) dovette affrontare una serie di agitazioni dei lavoratori che chiedevano la revisione dei contratti di lavoro, e nel gennaio 1949 propose un accordo, conosciuto come Patto Aziendale, che prevedeva degli aumenti salariali ma solo a condizione della rinuncia ai diritti sindacali.

Il 20 gennaio i lavoratori entrarono in stato di ‘non collaborazione’, seguendo l’esempio degli operai di un altra società, la Pertusola, che presso la miniera di Ingurtosu avevano iniziato a scioperare ormai da 10 giorni. Il 21 la ‘non collaborazione’ aumentò: i lavoratori, in agitazione, denunciavano l’iniquità del sistema di cottimo Bedaux e chiedendo l’aumento dei salari.

Questo “sistema”, ideato da Bedaux, era un vero e proprio metodo scientifico in cui ogni operazione dell’operaio veniva misurata da cronometristi e valutata successivamente in lire dall’ufficio cottimi. Le operazioni di misurazione dei tempi venivano effettuate per ogni singola attività, e consentiva un controllo vessatorio, sottoposto a numerosi ritocchi a scapito degli operai, con accelerazioni dei ritmi di produzione e tagli di salario.

Fu l’inizio di una lunga vertenza che portò a una serie di scioperi diffusi in tutta l’isola e che toccherà anche la città di Cagliari, con uno sciopero generale che durerà per undici giorni consecutivi e che sembra sia stato particolarmente duro.

Gli Atti parlamentari della Camera dei Deputati dell’11 febbraio così descrivono la difficile situazione:

lo sciopero di tutti gli operai addetti alle industrie […] dal 26 gennaio 1949 ha totalmente paralizzato la città di Cagliari e la provincia, specialmente a causa della sospensione dell’erogazione dell’energia elettrica, con la conseguenza della mancanza d’illuminazione e dell’arresto di molini, pastifici, panifici, comunicazioni tramviarie cittadine e vicinali, giornali, ecc., mettendo così in gravissimo disagio la vita dell’intera provincia e con pericolo di perturbazioni serie dell’ordine pubblico.”

Lo sciopero della provincia di Cagliari cessato[…] effettivamente il 5 febbraio […], che ha colpito la città di Cagliari e la provincia, con una popolazione di 700 mila abitanti […]”, aggiunge l’On. Maxia nel suo intervento, “è lo sciopero più grave e più duro che abbia colpito il nostro Paese […] al di sopra e all’infuori dei Contrasti delle classi che erano in lotta, è stata colpita – e duramente – tutta una popolazione. (Atti parlamentari – Camera dei deputati – DISCUSSIONI – SEDUTA DELL’11 FEBBRAIO, 1949)

Per undici giorni sembrò di essere tornati ai, non lontani, tempi della guerra, non c’era corrente elettrica, non uscivano i giornali, il cibo scarseggiava e non circolavano mezzi pubblici, e anche i servizi d’Igiene Urbana e gli spazzini avevano interrotto le loro attività.

La città era paralizzata e la sporcizia cresceva agli angoli delle strade insieme ai cumuli di di rifiuti.

Ci volle del tempo, dopo la fine dello stato di ‘non collaborazione’, per ripartire come prima, e la città rimase per altre due settimane coperta dalla sporcizia e dalle montagne di rifiuti che si erano accumulati, una situazione che sembra si sia ripetuta spesso, anche recentemente, nella storia di Cagliari.

Questa sporcizia generata da scarichi abusivi, aggravata dalla presenza di detriti e materiali di demolizione nei quartieri bombardati, dallo stato precario delle strutture abitative, dava alla città un aspetto desolante.

Gli spazzini, che utilizzavano un carrettino a mano e una scopa per raccogliere i rifiuti, anche lavorando a pieno ritmo, non riuscivano a smaltire tutto quello che si era accumulato e si accumulava anche a causa della ripresa delle attività commerciali e dei mercati.

La necessità di porre rimedio a questa situazione si fece improrogabile e si formarono dei gruppi di volontari che dal 18 al 26 febbraio, collaborarono nell’opera di nettezza urbana, raccogliendo rifiuti, ripulendo e spazzando strade.

Foto che ritrae un gruppo di volontari impegnati nella pulizia delle strade. La dedica al Comune di Cagliari riporta le date d’inizio (il 18/02/1949) e della fine (26/02/1949) dell’intervento.

E’ affascinante guardare le foto del tempo, i visi delle persone, alcuni giovani altri meno, chi sorride o chi resta serio, viene spontaneo immaginare la storia dietro ogni volto, i sogni e i dolori, testimonianze di un vivere quotidiano che per noi è ormai lontano.

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