Blue Whale, il  gioco dell’orrore che invita a morire

Il gioco dell’orrore è arrivato in Italia a febbraio, con un ragazzo di 15 anni morto a Livorno, nato in Russia  Blue Whale ha già portato alla morte più di 150 adolescenti di quel paese

 di Annalisa Pirastu

Morire per liberarsi da un “gioco” digitale orripilante . Blue Whale, concepito da menti perverse che prendono di mira la fragilità  degli adolescenti, fa la prima vittima in Italia. Il “gioco” dell’orrore è arrivato in Italia a febbraio, con un ragazzo di 15 anni morto a Livorno. Nato in Russia  Blue Whale ha già portato alla morte più di 150 adolescenti russi. Le regole dell’orrore ti guidano in un percorso di morte per 50 giorni, poi bisogna suicidarsi, gettandosi da un palazzo molto alto mentre si è filmati.

Risale a febbraio 2017 la morte di un ragazzino di  Livorno che si è lanciato dal ventiseiesimo piano di un palazzo, si sospetta alla fine del percorso impostogli da Blue Whale.    In Russia da cui è partito il “gioco” arrivano a 150 gli adolescenti morti, seguaci del gioco perverso. I genitori dei ragazzi morti hanno cominciato a notare che, il modo in cui si uccidevano i loro ragazzi  e la frequenza con cui avvenivano le morti di adolescenti, buttandosi dai piani alti dei palazzi, dovevano avere un filo conduttore. Qualcosa in comune e si sono riuniti in associazione per salvare gli altri denunciando i fatti alle autorità.

Ci sono persone sul cyberspazio che si fanno chiamare tutor e “si divertono” a manipolare la mente degli adolescenti, portandoli a scegliere la morte. Questi curatori non sono neppure nel Dark Web cioè quella parte oscura di web, dove si attuano le perversioni più atroci verso gli esseri viventi, e che sono quasi impossibili da localizzare. No. I curatori si divertono a portare a conoscenza di un pubblico più vasto l’ orrore di cui sono protagonisti e artefici.

Per 50 giorni i ragazzi che hanno la sfortuna di incappare in  Blue Whale, balena blu, percorrono varie tappe distruttive, che devono essere documentate ai curatori con foto. Per esempio tagliarsi in vari punti del corpo, alzarsi alle 4 del mattino a guardare film horror per vari giorni, disegnarsi sul braccio il simbolo del gioco la balena. Ci sono anche le prove generali del suicidio, per cui la decima regola impone di alzarsi alle 4 di notte e recarsi su un palazzo molto alto. Al 26esimo giorno c’e l’ annuncio di morte dato all’ adolescente dal tutor, in una ritualità senza senso ma che segue lo stesso protocollo per tutti.

Tutte le tappe del percorso devono essere sempre documentato con foto spedite al tutor. Al 50esimo giorno i seguaci si devono buttare da un palazzo facendosi filmare, di solito da altri minorenni. Le morti sono sincronizzate dai curatori e avvengono in punti diversi della nazione. Naturalmente il partecipante non può condividere coi genitori l’ esperienza e deve vivere come se tutto fosse normale, sino all’ ultimo giorno. La morte, viene fatto credere a questi giovani ormai fiaccati da video satanici, violenze su se stessi, senso di irrealtà e di inutilità, è l’unico modo  per mettere fine al Blue Whale. I ragazzi  e le ragazze che sono presi di mira dai tutors hanno dai 9 ai 17 anni.

Uno dei tutor  Philpp Budeikin di 20 anni è stato arrestato e ha dichiarato di non sentirsi colpevole ma anzi di voler ripulire la società da scarti biologici.  Le “Iene” hanno documentato tutto questo,  persino con video dei “salti”, e interviste ai genitori degli adolescenti morti in Russia. Da tanti segnali si ha quasi la certezza che il quindicenne di Livorno abbia preso parte al Blue Whale. Un amico della vittima, col quale si confidava, parla dello strano  protocollo che il suicida gli aveva confidato : visione di film horror, visite ai palazzi alti, tagli in varie parti del corpo e poi il gesto finale.

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