Ciao Tonino…

Con Tonino Cripezzi dei Camaleonti se ne va anche un pezzo della nostra storia

di Paolo Piu

Con grande dispiacere apprendiamo della scomparsa improvvisa di Tonino Cripezzi, leader della Band dei Camaleonti, uno dei complessi più popolari e in voga in Italia tra gli anni ’60 e ’70, di cui era il cantante e il tastierista. Aveva 76 anni. In occasione di uno dei loro concerti tenutisi in Sardegna nel 2016, conobbi personalmente i vari membri del gruppo musicale e posi proprio a Tonino alcune domande:

Come mai la scelta di questo nome?

Ci è stato attribuito da Miki Del Prete, allora paroliere di Celentano. All’epoca suonavamo di tutto. Da qui deriva il nome, dalla nostra versatilità musicale, simile a quella del camaleonte che cambia di colore.

Siete tra i gruppi musicali più longevi d’Italia. Lo scorso anno avete festeggiato i 50 anni di carriera. Come avete fatto ad aver successo per così lungo tempo?

Innanzitutto grazie all’amicizia che ci lega da sempre. Poi anche all’interazione col pubblico e alla scelta delle canzoni, ormai patrimonio della cultura musicale del nostro Paese.

Avete fatto conoscere al pubblico successi internazionali tradotti in italiano, come si usava all’epoca. Com’era il clima culturale di quegli anni?

C’era nell’aria un grande fermento. Con l’avvento dei Beatles si formarono molti gruppi che esprimevano le loro idee musicali. Dopo aver inciso le cover internazionali come “Homburg”, ci siamo un po’ distaccati dal beat, per rimanere fedeli a un genere più mediterraneo, a differenza di altri gruppi che hanno seguito quello legato alla cultura anglosassone e americana. Il pubblico si è riconosciuto nel nostro sound e lo ha apprezzato. Per questo abbiamo ottenuto un successo che abbraccia tre generazioni.

Come vedete la società di oggi, soprattutto dal punto di vista musicale?

La tecnologia ha fatto molti passi in avanti e il disco non è più di moda. I musicisti di oggi hanno difficoltà a vendere i propri, a causa di internet. Questo è un fenomeno italiano. A Parigi e in altri Paesi i dischi e i cd si vendono ancora. Da noi c’è un’altra cultura. Solo i grandi nomi riescono ancora ad avere un mercato fiorente.

Progetti per un prossimo disco?

Continuiamo a promuovere l’album intitolato “50 anni di applausi” uscito la scorsa primavera. Abbiamo fatto più del nostro meglio per realizzarlo, sia per quanto riguarda i brani inediti, che i vecchi successi che sono stati reinterpretati e riproposti come nuovi.

Siete venuti varie volte in Sardegna. Com’è il rapporto col pubblico?

Bellissimo! Ogni volta che teniamo un concerto nella vostra isola il pubblico non ci abbandona mai. La soddisfazione è sempre grande.

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