Rubrica: “La Sardegna dei Comuni” – Selegas
Ogni settimana raccontiamo la storia di un paese della Sardegna per far conoscere le sue particolarità, le sue bellezze geografiche e la sua comunità
di Antonio Tore
Selegas è un paese situato nella parte centrale della Trexenta, con circa 1.300 abitanti e confina con i comuni di Suelli, Guamaggiore, Ortacesus, Senorbì e Gesico. “Selegas – come scriveva nel 1845 il Canonico Vittorio Angius – era compreso nel Mandamento di Senorbì e nell’antica Curatoria della Trecenta che era parte del Regno cagliaritano”. Selegas fa parte della più ricca regione cerealicola della Sardegna: la Trexenta, così detta perché, secondo la tradizione popolare, sarebbe stata così popolosa da vantare trecento villaggi.
Dai ritrovamenti archeologici, nonché dalla presenza di villaggi nuragici nella zona, si ipotizza che quest’area fu abitata sin dall’Età del Bronzo. La Trexenta fu anche una regione punica e romana di grande interesse. Il nome “Selegas” potrebbe derivare dalle probabili abbondanti coltivazioni di segale, utilizzata per la produzione del pane nero di cui si sfamava la plebe di Roma, ma potrebbe anche derivare dal latino “segetes” (“cereali vari” e, quindi, “terra di Cerere”, dea delle messi). Il sito più importante nel territorio di Selegas si trova a Turriga, appunto, ed è legato al ritrovamento di una statuina marmorea, cui fu attribuita l’errata denominazione di “Dea madre di Senorbì”, attualmente conservata nel Museo Archeologico Nazionale di Cagliari.
A differenza di tante statuine riconosciute con tale denominazione, la “Dea madre di Selegas”, è stereotipata e geometrica, senza attributi femminili ridondanti come, invece, accade nelle Veneri paleolitiche. Essa appartiene al tipo di quelle rinvenute nelle Cicladi e, in generale, nel bacino dell’Egeo. La inusuale grandezza delle sue dimensioni, cm. 40 di altezza e cm. 18 al maggior sviluppo delle spalle, dimostra che non si tratta di una stipe funebre. Con questa scultura si congiunge la civiltà sarda all’egea.
In territorio di Selegas, il maggior centro nuragico finora conosciuto è situato a Nuritzi, ma altri nuraghi si trovano a Bruncu is Olias, Bruncu de sa Guardia, Bruncu sa Figu e a Ungrera. I resti di una tomba di giganti si trova nei pressi del nuraghe “Is Olias”. I pozzi sacri, dovevano essere, come le tombe di giganti, numerosi nel territorio di Selegas. Resti di un pozzo sacro si trovano presso il nuraghe “Sa Figu”; un altro doveva sorgere nei pressi della chiesa di Sant’Elia. Inoltre, secondo alcune attendibili notizie, la stessa chiesa di Santa Vitalia sarebbe stata eretta sul luogo dove sorgeva un pozzo sacro.
Nel mese di maggio a Selegas si celebra la festa in onore di Sant’Isidoro, patrono degli agricoltori. Si svolge, inizialmente, l’incontro dei trattori e delle traccas che si uniscono, poi, in processione, con i cavalieri e con i gruppi folk Pro Loco Selegas, Is Meurreddus di Narcao, Tradizioni Popolari di Ortacesus, Santu Jacu Mandas e Santu Pedru di Baratili San Pietro.
Al termine avviene la benedizione dei trattori, la messa sul sagrato di Santa Vitalia e l’apertura della mostra mercato con l’esposizione dei prodotti enogastronomici e artigianali e, nel pomeriggio, l’esibizione dei gruppi folk e i balli in piazza.
Nel paese si trova anche la chiesa di S. Anna, già descritta in documenti del 1400 – 1500. Nel campanile, in una delle quattro campane, si trova la scritta “Seligas” 1608. Una leggenda popolare narra che i buoi che trasportavano il carico di marmo e diretto per la chiesa dei Martiri di Fonni, si fermasse a Selegas e non vollero ripartire. Accanto alla conca dell’acqua benedetta sono riposte le reliquie de martiri Virgilio e Serso che vennero uccisi sotto l’imperatore Flaviano il 23 gennaio 303 d.c.