Accadde a Cagliari: Ipotesi sulla Cagliari pre-fenicia

di Massimo Dotta

In occasione delle Giornate Nuragiche di Amici di Sardegna O.d.V, che si sono svolte presso il Parco di Monte Claro nelle giornata dell 1-2-3 ottobre, con il patrocinio della città metropolitana di Cagliari, si è svolta nella prima giornata di Venerdì una interessante tavola rotonda alla quale ho avuto il piacere di partecipare insieme all’archeologo Nicola Dessì.

La tavola rotonda sulle origini di Cagliari delle Giornate Nuragiche a Monte Claro

Durante la tavola rotonda sono emerse alcune ipotesi interessanti sulla comparsa del primo centro urbano nella zona che poi sarebbe diventata la Cagliari fenicia, che mi sembra importante riportare anche per tenerne memoria e magari iniziare un dibattito costruittivo in questa direzione.

Ricordiamo che secondo Claudio Claudiano Cagliari era stata fondata dai fenici provenienti dalla città di Tiro, ma questa ipotesi sulla nascita di un centro urbano nell’area del golfo di Cagliari, anche se comunemente accettata, risulta non esaustiva su questo argomento, anche per la particolare conformazione di tutta l’area che ha sicuramente attratto altre popolazioni molto prima dell’arrivo dei fenici, che in origine scelsero la particolare locazione, sotto la necropoli di Tuvixeddu, per fondare il loro “avamposto commerciale”.

Infatti troviamo nel libro di Enrico Atzeni “Le Genti di Monte Claro”, (2010 a cura di Silvia Ledda) questo brano significativo: “Avviata fin dall’Ottocento ma perseguita sistematicamente nel secolo successivo a partire dal secondo dopoguerra, l’indagine paletnologica restituisce nell’ambito urbano e nel circostante entroterra al centro del Golfo degli Angeli, cospicue e talora fondamentali tracce di vita preistorica: riaffiorano insediamenti in grotta e stazioni all’aperto dislocati sulle bianche eminenze rocciose, sui bordi delle vaste lagune, lungo i sabbiosi cordoni litoranei. Gli stanziamenti attestano –fin da circa 8000 anni fa- le forti attrazioni e i condizionamenti di un ecosistema naturale e di un ‘habitat’ a felice vocazione marinara. Tra il VI e il I millennio a.C., sull’’excursus’ crono-culturale della civiltà protosarda, essi articolano, lungo la fascia costiera cagliaritana, antiche fasi preistoriche Neolitiche […] e quindi in successione le tappe protostoriche del Bronzo e del I Ferro (le età della straordinaria fioritura architettonica ‘nuragica’)”.

Ma in effetti quando si potrebbe parlare di un vero e proprio centro urbano?

La mia ipotesi è che probabilmente una entità simile ad una prima “città” sia sorta in concomitanza con il periodo della Cultura di Monte Claro per una serie di ragioni che cercherò di esporre brevemente.

La presenza della cultura di Monte Claro in questa area è attestata dai ritrovamenti compiuti nel 1905 dal Tarmelli, ma di cui era già apparsa traccia alla fine del secolo precedente nella Grotta di S.Bartolomeo, poi meglio definita a partire dagli anni ’50 anche a seguito dei ritrovamenti negli quartieri di La Vega e Sa Duchessa.

Si tratta di una cultura veramente notevole, che precede di circa mille anni quella chiamata “nuragica” e che possiede un fiorente artigianato ceramico, dotata di uno stile estetico raffinato e dimostra già dal terzo millennio aC riflessi e contaminazioni da contatti con tutto il bacino mediterraneo lungo le rotte di espansione della metallurgia.

I metalli sostituiscono l’ossidiana e usano le stesse rotte di commercio, con prodotti nuovi ed evoluti come i pugnali a foglia e con lungo e stretto codolo a verga ribattuta, punteruoli e grappe in piombo, utilizzate per aggiustare i grandi otri e vasi.

Ma produce anche altri prodotti come quelli tessili e ceramici contraddistinti da stili decorativi molto evoluti sia dal punto di vista funzionale che estetico con vasi, giare, olle, fiasche, boccali, piatti, scodelle, ciotole e tripodi con ornamenti molto raffinati vengono prodotti da questa cultura.

Distribuzione della cultura di Monte Claro in Sardegna e ceramiche. (immagine dal canale facebook
Monte Prama Novas)

Segni che portano a pensare a un’agricoltura sviluppata, e a un certo surplus, che ha portato alle produzioni vascolari atte a contenere e conservare più prodotti rispetto ai periodi precedenti.

Ma sono le architetture civili appartenenti a questa splendida cultura che mostrano segni di una rivoluzione rispetto alle altre culture eneolitiche della Sardegna, con caratteristiche evolute di tipo ciclopico, con prototipi di torri, muraglie e recinti che anticipano le tipologie a corridoio proto-nuragiche e che quasi sicuramente le hanno influenzate.

La muraglia ciclopica di Monte Baranta – Olmedo (da Nurnet – Foto Gregorini)

Gli insediamenti Monte Claro sono circondati da muraglie imponenti e posizionate su alture o porzioni di pianori ben difendibili, con abitazioni pluricellulari absidate, simili ai villaggi fortificati del Sud della Francia, a testimonianza di un evidente mutamento della società e del modo di costruire i centri abitati.

La grandezza della necropoli intorno all’area che va da Sa Duchessa a via Basilicata e via Trentino, ben illustrata nell’intervento dell’archeologo Nicola Dessì, permette di pensare come plausibile l’ipotesi che il primo centro urbano vero proprio, con mura ed una struttura “urbana”, che superi il concetto di abitazioni sparse, intorno all’attuale golfo di Cagliari sia stato creato dalla cultura di Monte Claro.

E chissà che non si trovasse su un colle difendibile com’è l’attuale quartiere di Castello.

E’ ovviamente molto difficile trovare resti archeologici di questa antica città che possano provare questa ipotesi, dato il fatto che Cagliari ha avuto una storia così lunga in una posizione geografica sostanzialmente identica che ha ricoperto strato su strato ogni possibile traccia antica. Ma nonostante tutto qualcosa continua ad emergere, quasi esclusivamente tramite scavi d’emergenza legati a nuove costruzioni, come il Villaggio di Terramaini, apparso in corrispondenza del primo tratto di Via Riva Villasanta (tra via delle Cicale e via dei Grilli) e datato intorno al 3000 a.C..

Speriamo che nuovi scavi e studi possano in futuro fornire più informazioni e ipotesi sulla nascita di quello che è oggi la Cagliari moderna.

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