Aumentano a 215 i maiali al pascolo brado abbattuti a Orgosolo

Ammontano a oltre 200 i maiali abbattuti per l’eradicazione della peste suina lasciati al pascolo brado, privi di controllo sanitario, non registrati e di proprietà ignota nella zona di Orgosolo.

di Antonio Tore

 

Si è concluso poco dopo le 13.30, in località Pradu-Montes in agro di Orgosolo, l’intervento di controllo sul territorio e quindi di abbattimento portato avanti dall’Unità di Progetto per l’eradicazione della Peste suina africana (PSA) in Sardegna, in collaborazione con la Prefettura e la Questura di Nuoro, su maiali allo stato brado illegale, senza controlli sanitari, non registrati e di ignota proprietà. Bilancio delle attività, iniziate questa mattina, è di 215 suini abbattuti. L’attuazione del piano di eradicazione della PSA, è resa possibile grazie alla costante e preziosa collaborazione tra l’UdP, composta da personale dell’Ats, del Corpo forestale e di Vigilanza ambientale, dell’Agenzia Forestas e dell’Istituto zooprofilattico sperimentale, con gli uomini e le donne delle forze di polizia nazionali.
Pascolo brado. Nell’ambito della lotta alla PSA, la normativa vigente vieta in tutto il territorio della Sardegna il pascolo brado non confinato, pratica che favorisce la continua diffusione della malattia con lo scambio tra soggetti infetti e sani: tra maiali e maiali e tra maiali e cinghiali.

Pascolo semi brado. Per allevare in regola e nel rispetto delle leggi è innanzitutto necessario registrare i propri animali, sottoporli ai dovuti controlli sanitari e custodirli al chiuso o al pascolo semi brado confinato. Esistono due tipologie di allevamento in semibrado: una per le zone Rosse, infette da PSA, e l’altra per le zone Bianche, immuni dal virus. Nel primo caso la detenzione di suini all’aperto in spazi confinati non deve superare la superfice massima di 10 ettari, nelle zone Bianche invece le estensioni degli allevamenti non devono superare i 40 ettari. La separazione fra gli allevamenti e l’esterno deve essere garantita attraverso recinti (muri a secco in pietra o doppie delimitazioni in rete metallica) o altri manufatti alti almeno un metro e 50 centimetri. Tali strutture non devono quindi essere accessibili da parte di altri suini presenti al di fuori dell’allevamento o da cinghiali selvatici, possibili vettori del virus della PSA verso i maiali sani custoditi all’interno. Il carico sostenibile consentito è di quindici quintali di animali per ettaro.

Divieto vendita carni sarde. La presenza endemica della Peste suina africana, che da 40 anni infesta diversi territori dell’Isola, ha come maggiore conseguenza il blocco alla vendita fuori regione delle carni, nate e allevate in Sardegna, e dei salumi. Perdite quantificabili in centinaia di milioni di euro ogni anno e in migliaia di posti di lavoro rimasti sulla carta. La presenza della malattia e l’embargo sulle vendite ha inoltre decimato gli allevamenti regolari che negli ultimi anni hanno visto dimezzato anche il proprio patrimonio zootecnico, stimato in poco più di 150mila capi. A fronte di questo, e con un comparto regionale in forte sofferenza, la Sardegna è fra le regioni con il maggior consumo di carni suine d’Italia tanto che circa l’80% del fabbisogno locale viene compensato da prodotti extra isolani.

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