Aumentano a 215 i maiali al pascolo brado abbattuti a Orgosolo
Ammontano a oltre 200 i maiali abbattuti per l’eradicazione della peste suina lasciati al pascolo brado, privi di controllo sanitario, non registrati e di proprietà ignota nella zona di Orgosolo.
di Antonio Tore
Pascolo semi brado. Per allevare in regola e nel rispetto delle leggi è innanzitutto necessario registrare i propri animali, sottoporli ai dovuti controlli sanitari e custodirli al chiuso o al pascolo semi brado confinato. Esistono due tipologie di allevamento in semibrado: una per le zone Rosse, infette da PSA, e l’altra per le zone Bianche, immuni dal virus. Nel primo caso la detenzione di suini all’aperto in spazi confinati non deve superare la superfice massima di 10 ettari, nelle zone Bianche invece le estensioni degli allevamenti non devono superare i 40 ettari. La separazione fra gli allevamenti e l’esterno deve essere garantita attraverso recinti (muri a secco in pietra o doppie delimitazioni in rete metallica) o altri manufatti alti almeno un metro e 50 centimetri. Tali strutture non devono quindi essere accessibili da parte di altri suini presenti al di fuori dell’allevamento o da cinghiali selvatici, possibili vettori del virus della PSA verso i maiali sani custoditi all’interno. Il carico sostenibile consentito è di quindici quintali di animali per ettaro.
Divieto vendita carni sarde. La presenza endemica della Peste suina africana, che da 40 anni infesta diversi territori dell’Isola, ha come maggiore conseguenza il blocco alla vendita fuori regione delle carni, nate e allevate in Sardegna, e dei salumi. Perdite quantificabili in centinaia di milioni di euro ogni anno e in migliaia di posti di lavoro rimasti sulla carta. La presenza della malattia e l’embargo sulle vendite ha inoltre decimato gli allevamenti regolari che negli ultimi anni hanno visto dimezzato anche il proprio patrimonio zootecnico, stimato in poco più di 150mila capi. A fronte di questo, e con un comparto regionale in forte sofferenza, la Sardegna è fra le regioni con il maggior consumo di carni suine d’Italia tanto che circa l’80% del fabbisogno locale viene compensato da prodotti extra isolani.