Cagliari non è una città per il benessere dei bambini…

di Giorgio PCA Mameli

Al netto di talune questioni di carattere metodologico i risultati di Casteddu nel 2022 sono notevolmente peggiorati in quattro item rispetto al 2021. Aumentano gli studenti per classe e diminuiscono le scuole con palestre. Al quart’ultimo posto per delitti a danno dei bambini e qll’ultimo per tasso natalità. Gestire la complessità.

In un solo anno passare dal 1° al 21° posto, per quanto riguarda il benessere dei bambini, non è fatto sul quale gli amministratori della città possano sorvolare.

Senz’altro, come piccolo alibi, si possono accampare alcune questioni di carattere metodologico: da un lato il cluster bambini copre fasce d’età, 0-14 anni, assai disomogenee: mischiare i bisogni di bimbi, 0-2 anni, sono in realtà dei genitori e anche dei nonni, con quelli di chi frequenta le scuole elementari e dei primi teenager, non aiuta ad avere  una fotografia nitida e dettagliata della realtà. Se poi si aggiunge la sostituzione di un item di rilevante importanza come la retta media asili nido (2021), con uno score decisamente positivo, secondo posto nella classifica specifica, con un altro egualmente significativo come edifici scolastici con mensa (20229, ma con un risultato decisamente meno positivo, ottantaduesima posizione. Altri sono i risultati che penalizzano Cagliari, ancor più della classifica. In almeno quattro casi i risultati del 2022 sono notevolmente peggiorati rispetto all’anno precedente ed in particolare: il numero degli studenti per classe passa dalla posizione 35 alla 45, la qual cosa può significare, almeno in linea teorica, la riduzione del numero delle classi con conseguente aggregazione degli studenti e il conseguente aumento dell’affollamento. Ugualmente drammatico è il passaggio dalla trentaseiesima posizione alla sessantasettesima per quanto riguarda gli edifici scolastici con palestre. Dato difficile da interpretare se non ipotizzando la destinazione di palestre ad altra funzione o, incredibile dictu, la chiusura di scuole con spazi dedicati all’educazione fisica. Infine, estremamente grave, il peggioramento della posizione sui delitti denunciati a danni dei minori: passa dalla già pessima novantesima posizione a quella pessimissima di103°. Rammentando costantemente la composizione del campione definita in 107 realtà. Solo Trieste, Grosseto, Venezia e Genova fanno peggio. Naturalmente a far da sfondo è il tasso di fecondità. Casteddu è all’ultimo posto con 0,9 figli per donna, perdendo una posizione rispetto all’anno precedente.

È certo che nella soluzione di problematiche tanto complesse nessuna delle istituzioni operanti sul territorio può chiamarsi fuori: da quella comunale, alle sociosanitarie, a quelle della scuola a quelle giudiziarie e della sicurezza pubblica, non escluse le associazioni del volontariato. Queste ultime vanno supportate non tanto economicamente, un modo per lavarsi la coscienza a poco prezzo, quanto legittimandone l’impegno e il lavoro. per poter impostare soluzioni concrete e durature. Operare in rete diventa sempre più indispensabile, se non l’unica via praticabile, per affrontare questioni difficilmente risolvibili dalla singola istituzione considerando quanto ogni singola problematica sia oggettivamente interconnessa con le altre. Come non vedere collegati tasso natalità-spazio abitativo-affollamento classi-scuole accessibili-posti disponibili negli asili-scuole con mensa-scuola con palestre-indici sport bambini-delitti a danno dei bambini. Non a caso sono gli item nei quali Cagliari risulta peggiore, talvolta drammaticamente, rispetto ad Aosta, città leader nel segmento bambini. Aosta è al primo posto in tre parametri: tasso di natalità, scuole accessibili ed edifici scolastici con mensa, in quattro si piazza tra i primi venti.  

La complessità governa tutti gli aspetti della nostra società e con maggior peso lo farà in futuro. Risulteranno vincenti le società, comunità, che sapranno gestire in modo unitario la complessità che quotidianamente si trovano ad affrontare.  Ragionare per corpi separati non serve più, si tratta dunque di cambiare paradigma orientando l’impegno, ciascuno con la propria specificità, verso comuni obiettivi essendo la “cosa” bene comune.

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