“Una Piccola Storia”: Cagliari, il Poetto di una volta in autunno
Coloro che possedevano un casotto, già dal venerdì sera, si trasferivano con tutta la famiglia nella loro “residenza estiva” al mare, per godere delle belle giornate ottobrine
di Sergio Atzeni
Fino agli anni ’70, nelle giornate tiepide d’autunno inoltrato, i cagliaritani raggiungevano il Poetto, aprivano i casotti e tutta la spiaggia si rianimava. Era un Poetto diverso, incontaminato con la spiaggia più estesa in profondità di quella odierna con la sabbia candida che formava grandi dune che dalla strada impedivano la vista del mare.
L’autunno ridava quindi al litorale la tipica animazione estiva e le caratteristiche baracche-ristorante non perdevano l’occasione e si preparavano ad accogliere i clienti. Coloro che possedevano un casotto, già dal venerdì sera, si trasferivano con tutta la famiglia nella loro “residenza estiva” al mare, per godere di quelle belle giornate ottobrine.
I più anziani seduti comodamente nelle verandine aperte osservavano i preparativi dei vicini, molti dei quali erano costretti a cucinare “in corsia” perché i loro casotti erano quelli popolari che misuravano due per quattro adibiti a camerette da letto, contrariamente ai più fortunati che, avendo a disposizione un quattro per quattro, disponevano di un soggiorno e potevano cucinare all’interno.
Allora bastavano quei pochi metri quadri per avere l’illusione della villeggiatura e rompere con la dura vita quotidiana. Ma quelle capanne che, in confronto alle odierne maestose seconde case al mare, possono far sorridere, erano quanto di meglio in quei tempi si potesse desiderare.
La domenica poi, con i mezzi più disparati, anche chi non possedeva un casotto, raggiungeva il Poetto e gli accampamenti improvvisati con tende variopinte riempivano la spiaggia e le rigogliose pinete oltre la strada dove si pranzava a base di malloreddus, carne fritta e le immancabili uova sode.
Quelle lunghe file di casotti in legno di abete verniciati con colori vivi, orgoglio dei loro proprietari, ammirati anche dai “continentali”, costituivano una valida barriera alla sabbia, che anche in caso di forte vento, non si disperdeva: un compito importante che per decenni quelle costruzioni avevano assolto impedendo la dispersione della rena.
Coloro che oggi raggiungono il Poetto per godere degli ultimi tepori estivi, non potranno fare a meno di pensare che abbattere quelle casette al mare in legno è stata forse una decisione affrettata perché, oltre alle conseguenze ambientali, ha cancellato per sempre il volto caratteristico di quella spiaggia che per tanti decenni tutti avevano imparato ad amare.