Rubrica: “La Sardegna dei Comuni” – Fluminimaggiore

Ogni settimana raccontiamo la storia di un  comune della Sardegna per far conoscere le sue particolarità, le sue bellezze  geografiche e la sua comunità

di Antonio Tore

 

Il Comune di Fluminimaggiore conta circa 3000 abitanti e confina con Buggerru, Arbus, Iglesias, Gonnosfanadiga e Domusnovas.

Il toponimo è composito e significa «Fiume Maggiore», ma lo si sarebbe dovuto scrivere molto meglio Flumini Majore. Nella forma attuale il toponimo è ibrido, ossia è sardo nel primo componente e italiano nel secondo.

Il territorio offre validi reperti che testimoniano l’alternarsi di numerose civiltà. Le tracce più antiche (bronzo antico, 1500 a.C.) furono rinvenute nelle grotte dì Genna Luas e S’ Oreri. Alla civiltà nuragica appartengono invece le tombe dei giganti di Perdas Al bas, i recinti di Sa Corti de Su Estiu, i nuraghi di Su Barbaraxinu, S’ Oreri, Capo Pecora, Narucci, Conca Muscioni.

La presenza fenicia è documentata dal tempio punico di Antas e dai reparti della grotta di Su Mannau; quella romana soprattutto dal tempio romano di Antas, ma anche con resti.di strade, ville, pani di piombo, scavi minerari e un’ infinità di monete.

Il Paese, che si trovava allora alla foce del Riu Mannu, fu distrutto attorno al 1650 da un’incursione barbaresca.

Nel 1704 il Paese fu ricostruito, a circa 8 km dalla prima installazione, dalle famiglie Maccioni, Pinna, Serpi, provenienti da Terralba. Lo sviluppo fu rapido, favorito dalla verginità del suolo, che dava ottimi raccolti, e dalla ricchezza di foreste, che consentiva la produzione dì grandi quantità di legna e di carbone.

Il villaggio nuragico posto sulla collina alla sinistra del Tempio di Antas è costituito da una serie di basamenti di piccoli nuraghi e capanne circolari riadattato durante il periodo romano. Nella parte inferiore vi sono inoltre resti di abitazioni quadrangolari di probabile età romana.

Anche l’area di S’Oreri è di grande importanza archeologica e mineralogica data la presenza di due siti nuragici, alcune grotte di sepoltura e di grande attività mineraria che la interessata fino agli anni ’80.

Oltre ai pregi archeologici, si segnala la grande importanza anche Speleologica e paleontologica per la presenza di grotte naturali di grande bellezza e di breccie ossifere fossili dove è sono stati ritrovati i resti del macaco sardo piccola scimmia vissuta fino a circa un milione di anni fa.

Nella zona di “Perdas Albas”, a poca distanza da Portixeddu, sono presenti una decina di tombe di giganti ed alcuni costruzioni nuragiche.Le località di “Conca Muscioni” e “Su Brabaraxinu», lasciano intravedere le mura di nuraghi polilobati.

Prima che vi giungessero i Fenici, intorno all’800 a.C. i sardi dei nuraghi avevano già scelto la Valle di Antas come luogo di culto e avevano delimitato l’area elevata di una collina con un recinto sacro.

La solennità del luogo, la sua sacralità indusse i Punici ad erigervi un tempio verso la fine del VI secolo a.C.

I Romani ne costruirono sopra uno più grande nel terzo secolo a.C. e lo restaurarono al tempo dell’Imperatore Caracalla (211-217) cui era dedicato.

Gli studi più recenti hanno risolto la vecchia disputa sul Sardopatoros Hieron, un santuario dedicato al Sardus Pater, menzionato da Tolomeo nella sua geografia del II° secolo e ubicato tra Sulci e Othoca.

L’iscrizione sull’epistilio del tempio romano suona Imp(eratori) Caes(ari) M. Aurelio Antoni no Augusto P(io) F(elici) Templum Dei Sardi Patris Bab(…), dalla quale risulta evidente come quello di Antas sia il tempio del Sardus Pater o almeno uno dei templi dedicati al dio eponimo dei sardi.

Il rinvenimento di iscrizioni puniche ha consentito di stabilire inoltre che il tempio era dedicato dai punici a Sid Babay, divinità corrispondente al dio sardo Sid, figlio di Melkart, l’Ercole dell’antichità classica, padre di Sardus, eroe e dio nazionale dei sardi.

Antas divenne nel tempo un centro di culto di grande importanza. Il Rio Antas che vi scorre accanto era considerato «sacer fluvies».

Gli scavi hanno restituito gran copia di materiali, tra cui grani d’oro, ceramiche, monili e un bronzo figurato che rappresenta un giovane ignudo con un giavellotto nella mano sinistra e la destra, sulla fronte, in segno di devozione; ma soprattutto Antas ha restituito un gran numero di epigrafi, quasi un terzo di quante ne sono state rinvenute in tutta la Sardegna.

 

La miniera di Su Zurfuru interessa un’area di circa 3 Ha con fabbricati adibiti a uffici e abitazioni e una laveria con impianti di flottazione, forgia e cabina elettrica.Le strutture in completo abbandono da altre un decennio sono state in parte ristrutturate dalla Sovrintendenza ai Beni Ambientali per quanto riguarda la vecchia laveria mentre la parte riguardante gli uffici e le abitazioni il Comune di Fluminimaggiore ha predisposto una serie di progetti indirizzati al completamento delle strutture museali minerarie quali una biglietteria, centro ricezione visitatori, bar – caffetteria, magazzini di manutenzione e uffici amministrativi.

La miniera di Arenas è oggetto da tempo di lavori di riattamento e sistemazioni esterne.  Presenta notevoli pregi di architettura mineraria sia per la completezza del sito con impianti di prima lavorazione del minerale ed il villaggio minerario composto da case degli impiegati, ex albergo, case degli operai, chiesa etc. La miniera ristrutturata avrà come destinazione un centro ricettivo turistico con la creazione di un museo mineralogico, magazzino verde per la produzione di essenze.

Il fiume scorre dentro il paese e mette in movimento le pale del mulino Zurru Licheri, risalente al 1750, oggi museo etnografico: qui conoscerai cultura e storia locali.

Tra le varie attrattive del Comune spicca il villaggio fantasma della miniera di Malacalzetta. Il territorio ricco di boschi, parte dalle pendici del monte Linas e discende verso la costa con paesaggi stupendi. Nel litorale si susseguono varie cale: Guardia is Turcus, sa Perdixedda Manna e sa Perdixedda Pittica (‘la pietruzza grande e piccola’) e la frazione turistica di Portixeddu, distante dieci chilometri dal paese. La lunga spiaggia, tagliata a metà dalla foce del rio Mannu, è di sabbia fine color ocra, delimitata da una scogliera con piscine naturali, che si immerge nel mare cristallino. A cinque chilometri dal paese si possono visitare le grotte di su Mannau, un complesso carsico ‘scolpito’ 540 milioni di anni fa. Si caratterizza per bellezza naturalistica, interesse speleologico e importanza archeologica (una sala fu tempio ipogeo).

 

 

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