Rubrica: ”Una strada, un personaggio, una Storia” – Cagliari, via Alfredo Oriani

Ogni settimana parleremo di una strada raccontando la storia del personaggio a cui è dedicata. Si potranno scoprire così le persone, molte volte suconosciute, legate alla storia della Sardegna o Italiana tramite la loro biografia

di Annalisa Pirastu

Via Alfredo Oriani è  una traversa di via Paoli.

Alfredo Oriani nacque a Faenza in provincia di Ravenna, il 22 agosto del 1852, da una famiglia della piccola aristocrazia. Malgrado l’ambiente economicamente privilegiato, il piccolo Alfredo ebbe un’infanzia svantaggiata perché gli mancò l’affetto necessario, per crescere sereno e spensierato. Questo vuoto lo portò a formare un carattere solitario e introverso. Proprio le caratteristiche dell’ infelicità e insoddisfazione, sono le cifre evidenti della sua opera.

Negli anni giovanili si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza a Roma. Fece il praticantato a Bologna  presso lo studio di un legale. La sua famiglia d’origine si trasferì da Faenza a Casola nella Valle del Senio nella dimora di famiglia chiamata  Villa del Cardello.

Proprio qui lo scrittore trascorse la sua vita. Un’esistenza segnata da delusioni continue perché la critica manteneva la distanza dalla sua produzione. Le sue opere spaziano nei generi e vanno dal romanzo, alla politica e alla storia. Oriani scrisse anche testi teatrali, articoli giornalistici e poesie.

Fu conosciuto soprattutto per le opere di pubblicistica storica e politica. Il suo trattato  Fino a Dogali, del 1889 analizza le cause della crisi religiosa ed economica dell’Italia. Ne La rivolta ideale del 1908,Oriani esplicita il suo pensiero politico, propugnando uno Stato forte che avesse ampi poteri per regolare molti aspetti della vita sociale.

L’opera di Oriani fu quasi ignorata dalla critica sino alla prima guerra mondiale. Solo Benedetto Croce in un saggio del 1908  riconobbe l’originalità e il coraggio di Oriani, nel criticare il positivismo imperante in letteratura all’epoca. Le sue opere letterarie sono state rivalutate e si è parlato in anni recenti di autentici capolavori  come Gelosia del 1894.

Alla fine della Grande Guerra il fascismo fece suo il  pensiero di Oriani e ne valorizzò la produzione, pubblicando le opere complete, edite in 30 volumi, da Cappelli.

L’opera di Oriani venne personalmente curata da Mussolini.  Il Fascismo  infatti partendo da Marcia al Cardello, individuò in Oriani e nella sua opera, un precursore dei valori del pensiero fascista. Si dibatte ancora dal punto storiografico-accademico se tale attribuzione sia legittima.


Nel 1924 il Cardello fu dichiarato monumento nazionale e il 14 aprile  del 1927, fu istituito l’Ente Casa di Oriani, per perpetuare la memoria dello scrittore.

Anche Gramsci nei Quaderni dal carcere, riflettendo sulla mancanza di una letteratura nazional-popolare italiana, capì che Oriani fu consapevole che la mancanza  d’incontro tra tutta la nazione  e il ceto culturale portava a gravi disfunzioni nel sistema. La conseguenza più evidente sembrava essere l’egemonia della classe dirigente liberale post-unitaria.

Nel secondo dopoguerra l’ ostilità nei confronti di Oriani  derivò dall’accomunamento della sua opera  al fascismo. Negli anni settanta invece eminenti studiosi quali Giovanni Spadolini ed Eugenio Ragni rivalutarono la sua produzione sia saggistica che narrativa.

La Fondazione Casa di Oriani, continua l’opera di diffusione del pensiero dello scrittore.

Oriani morì completamente solo, a Casola Valsenio dove aveva vissuto,il 18 ottobre 1090. La sua vita fu grama visto l’amarezza che caratterizzava le sue giornate.

Il suo confessore don Lorenzo Costa, a sua volta scrittore, lasciò una testimonianza scritta a ricordo di Oriani.

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