Rubrica: ”Una strada, un personaggio, una Storia” – Cagliari, via S’Arrulloni

 

Ogni settimana parleremo di una strada raccontando la storia del personaggio a cui è dedicata. Si potranno scoprire così le persone, molte volte sconosciute, legate alla storia della Sardegna o Italiana tramite la loro biografia

di Annalisa Pirastu

Via s’Arrulloni è una traversa di Viale Poetto, che introduce al Quartiere del Sole di Cagliari.

La parola arrulloni, o per meglio dire rulloni, secondo alcuni designa la coccola del ginepro. Il ginepro era ed è tuttora anche se in maniera piuttosto limitata, un arbusto che si può  trovare in alcune zone intorno a Cagliari. Per esempio a Capo S. Elia erano numerosi i cespugli di ginepro che ora invece risultano rari se non introvabili. Il toponimo che ha dato il nome alla strada potrebbe far riferimento alla bacca di tale pianta che si trovava un tempo numerosa in quella zona.

Casu, nel 1905 segnala la presenza di piccole macchie di Juniperus macrocarpa Juniperus phoenicea nell’area in cui oggi poggia l’ippodromo del Poetto, nella sua pubblicazione “Contribuzione allo studio della flora delle saline di Cagliari”- Annali di Botanica del prof. R. Pirotta. Nella pubblicazione Casu scrive che, partendo dal Rollone verso la torre di fronte, si troverà dal lato esterno della Salina, una folta vegetazione di ginepri i cui arbusti variano di dimensioni da un massimo di 1.50 metri a un minimo di 15 centimetri.

La denominazione arrulloni però, potrebbe altrettanto agevolmente fare riferimento al macchinario per la lavorazione del sale che, grazie ad una rotazione, pompava prima e travasava dopo, l’acqua dalle vasche evaporanti ai bacini salanti, proprio nella zona delle saline in cui si trova via S’Arrulloni. Su rulloni o su rullone avrebbe dunque identificato questa strada, poi cristallizzatasi in via S’Arrulloni.

Esiste anche la possibilità che il rulloni fosse un vero e proprio rullo che aveva lo scopo di pressare le superfici. In determinati periodi dell’anno, con cadenze programmate, si era soliti pressare il sottile strato di argilla che agiva da impermeabilizzante, nel fondo delle vasche salanti.

Via S’Arrulloni, dovrebbe dunque il suo nome all’attività estrattiva del sale di quella zona. La zona di Molentargius significa letteralmente asinai. In sardo la parola asino si dice molenti, poi modificato dal suffisso àrgiu per la zona. La stessa parola molenti avrebbe origine dal verbo mòliri ‘macinare’. L’asino infatti era la forza motrice che smuoveva la mola macinante.
L’asino veniva anche usato per attingere l’acqua dai pozzi, per irrigare i terreni e come bestia da soma. In ciascun paese dove quasi ogni famiglia possedeva un asino, si destinava un terreno brullo, all’habitat dei somari. Ogni sera terminati i lavori i quadrupedi venivano affidati al cosiddetto asinaio o molentargiu.

Angioni ne “ Sa laurera. Il lavoro contadino in Sardegna”, Nuoro (2003), avanza l’ipotesi documentata da testimonianze, che colui che si occupava di custodire gli asini di ciascun proprietario, fosse lo scemo del paese o una persona incapace di lavori più impegnativi. Tale incarico infatti non era tenuto in grande considerazione e veniva compensato malamente con 5 o 6 chili di grano all’anno, da ogni proprietario di asini. Minacciare di divenire asinai era anche un modo per redarguire coloro che non volevano impegnarsi in alcun lavoro, prospettandogli come punizione questo incarico. Ancora oggi in alcune località, per esempio a Isili, l’epiteto “molentraxu” viene indirizzato verso persone considerate inette.
La presenza degli asini e degli asinai in quello che è il territorio del Parco, era connessa all’attività estrattiva del sale. Gli asini erano infatti utilizzati in questa zona per il trasporto e per la macinatura del sale, oltre ad essere usati per il traino dei barconi lungo i canali.

La parola molentargius, non rientra nelle usuali pronunce della lingua  campidanese di Cagliari che invece prevede la pronuncia molentraxu.  Infatti in questa forma viene trasmessa.

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