Una bella passeggiata in laguna per ritrovare le nostre radici,

Reportage di una piacevole passeggiata lungo le rive della laguna di Santa Gilla, “Su Stani” per tutti i cagliaritani.

Che Cagliari fosse una città lagunare molti non lo avevano mai pensato! Eppure nel corso della piacevole escursione pomeridiana, organizzata dalla Associazione Amici di Sardegna in collaborazione con la Pro Loco di Cagliari e la Città mercato i Fenicotteri, si sono scoperte o riscoperte tante cose su questo magico e misterioso compendio lagunare. Magico perché l’area, nonostante il forte degrado che regna al suo interno, conserva il fascino di un luogo senza tempo che conserva sotto il fango della laguna e i rifiuti di superficie vestigia di antiche civiltà che nel corso dei millenni hanno vissuto in questi luoghi fin dalla preistoria. Misterioso perché buona parte della sua storia deve ancora essere conosciuta e fatta conoscere. Pensate che in laguna sono stati effettuati i primi scavi di archeologica subacquea dal Commissario ai Musei Filippo Vivanet, grazie a un ingegnoso sistema di vasche (paratie mobili) dalle quali veniva eliminata l’acqua per poter effettuare uno scavo a cielo aperto. Anni dopo nel 1987 l’Archeologa Emanuela Solinas e l’ispettore Onorario Nicola Porcu, grazie alla segnalazione fatta dai pescatori della Laguna individuarono un area dalla quale o solo circa 1 metro di profondità vennero rinvenute decine di anfore e vasellame di varia foggia e numerosi ex voto ceramici. Quindi questo dimostra che il perimetro e la conformazione delle rive del compendio lagunare sono fortemente mutate nel corso dei secoli. Questi ritrovamenti ci dicono che nel bel mezzo della lagunea un tempo terra ferma vi era un grande opificio ceramico che produceva manufatti che, probabilmente, venivano esportati in tutto il Mediterraneo.

Città lagunare dunque che si ritrova proprio in questi luoghi oltre mille anni dopo, quando prese corpo il Giudicato di Cagliari “Santa Igia”. Infatti è verosimile pensare che in un area compresa di fronte a Campo Scipione (San Paolo) e l’odierma Citta mercato  I Fenicotteri, vi fosse il porto della città lagunare di Santa Igia.

Roberto Copparoni, gia ispettore Onorario della Soprintendenza archeologica di Cagliari e Oristano e Guida turistica, ha peraltro raccontato bene la storia della città fino al suo assedio del 1257, realizzato inizialmente dai pisani e successivamente con i suoi alleati, gli altri tre giudicati sardi di Torres, Gallura e di Arborea) e alla sua distruzione, avvenuta circa un anno dopo.

Le fonti a questo riguardo non sono molte ma pare che la città di Santa Igia, Stanfigla come veniva chiamata,  dentro la sua cinta muraria avesse una Cancelleria, una  Cattedrale, una sorta di ospedale, una istituzione academica. Vi erano anche delle ulteriori chiese di cui una “San Paolo” forse dentro le mura e un’altra, “San Pietro” che venne edificata poco fuori. Della prima si hanno solo delle testimonianze di alcuni studiosi e appassionati fra cui il Canonico Giovanni Spano, mentre San Pietro è ancora visibile, anche se nascosta dai palazzi, all’interno di un cortile privato di viale Trieste, posta quasi difronte all’attuale sede dell’Assessorato del Turismo della RAS.

La passeggiata è stata allietata da una serie di contributi dati dal Biologo naturalista Massimiliano Deidda, accompagnato dalla giovane collega Sabrina Bo, che ha parlato degli endemismi presenti nel compendio. Sono stati apprezzati anche gli approfondimenti antropologici forniti dagli organizzatori che hanno spaziato nei secoli citando usi e abitudini delle comunità che negli anni si sono avvicendate in questa area. fino a parlare delle usanze culinarie dalle “lingue di fenicottero”, alle “Castagnole” piccoli ricchi che si pescavano fino a qualche anno fa in prossimità della laguna, agli “asparagi di mare” ovvero le salicornie, dalla tintura dei tessuti con il “fungo di Malta” (Cynomorium coccineum) alla cura delle infezioni cutanee con “Su Moddizzi” ovvero la le drupe della Pistacia lentiscus (Lentischio) fino alla sanificazione e cicatrizzazione delle piccole ferite con il midollo delle canne a cui i nostri antenati ricorrevano.

Alla passeggiata hanno partecipato molte persone attirate dalla simpatica formula scelta dagli organizzatori fra cui si deve citare, oltre alla fotografa Marina Federica Patteri da anni impegnata con Michele Demontis della Associazione TDM 2000, nella valorizzazione del rione di Sant’Avendrace, la Direttrice del Centro Commerciale i Fenicotteri, Nadia Mombelli,  che ha offerto a tutti i partecipanti un rinfresco con merendine, succhi di frutta e acqua e che ha accompagnato il gruppo per buona parte della escursione.

Dopo circa 2 ore e mezza di passeggiata in gruppo ha fatto rientro commentando la positivamente l’esperienza vissuta.

Il buon successo ottenuto dalla Passeggiate karalitane lo si deve anche alla buona organizzazione curata sui social da Maria Capai, esoerta di comunicazione, che ha ben lavorato fra Instagram e Facebook

Ora il prossimo appuntamento è a San Bartolomeo giovedi 19 ottobre dove, alle 15,30 dalla piazza di San Bartolomeo, ci si recherà sulle pendici del colle di Sant’Ignazio per visitare il forte e per godersi dalla sommità uno dei panorami più belli di Cagliari.

Si ricorda che tutte le passeggiate sono gratuite per favorire la conoscenza della nostra meravigliosa città che per molti è ancora un “Soggetto misterioso”.

Roberta Manca

Scheda tratta da: Catalogo generale dei Beni Culturali

BENI ARCHEOLOGICI – Laguna di Santa Gilla (giacimento subacqueo manufatti dispersi) CAGLIARI, ca VII sec. a.C – ca II sec. a.C

Il sito, ubicato all’interno della laguna di Santa Gilla che costituisce il limite occidentale della città, è noto a partire dalla seconda metà dell’Ottocento in seguito a rinvenimenti occasionali di materiali archeologici relativi a anfore ed ex voto. Nell’estate del 1892 iniziarono i primi scavi condotti dall’allora Regio Commissariato ai Musei e agli Scavi sotto la direzione di Filippo Vivanet. Sotto uno spesso strato di fango, dopo la rimozione dell’acqua, vennero recuperati 224 manufatti in coroplastica (protomi umane e animali, maschere, mani, votivi anatomici) oltre a un numero imprecisato di ceramiche d’uso a cui si aggiungevano una serie di anfore commerciali contenenti ossa di bovini e ovicaprini che presentavano chiari segni di macellazione. Le analisi condotte sulle argille dei manufatti ne rivelarono una provenienza locale (dintorni della laguna), elemento che fece ipotizzare al Vivanet la presenza nell’area di officine locali specializzate, preposte al commercio dei prodotti sia via terra che via mare.

Commenta!