A proposito di un quartiere dimenticato: Sant’Avendrace
a cura della redazione
Di Tuvixeddu, Santa Igia e del borgo di Sant’Avendrace si è detto e scritto di tutto e di più, ma pochi però sono coloro che hanno realmente capito l’ importanza di questa area.
Trattasi di un territorio di circa 60 ettari ricadente nel Comune di Cagliari, nell’area di Tuvixeddu e Tuvumannu che insiste fra via Falzarego prosegue verso via Vittorio Veneto e viale Merello, per collegarsi a via Is Maglias fino a lambire Piazza della Medaglia miracolosa e scemare sulle pendici del colle che giungono quasi fino al viale Sant’Avendrace. Praticamente quasi tutta l’area della ex circoscrizione di Sant’Avendrace.

Peraltro questo declivio collinare è stato alterato dall’uomo che negli ultimi due secoli ha realizzato una schiera di ville e palazzi, costruiti anche in tempi recenti, salvando solo alcuni siti archeologici come la tomba della vipera, la tomba di Rubellio e la tomba chiamata delle spighe e dei pesci, inglobati dentro edifici vari e condomini privati. Tutta l‘area è stata particolarmente colpita nei secoli da varie azioni poste in essere dall’uomo. Azioni di vera e propria devastazione, sviluppate soprattutto fra la metà dell’ottocento fino agli anni ‘90: dalle costruzioni di strade e produzione di calce e cemento prodotta dalla frantumazione della roccia calcarea, alla estrazione di blocchi di roccia ottenuti dalle latomie aperte in varie parti del colle e utilizzati come materiale per la costruzione di edifici e torri di varia natura; dallo scavo abusivo dei tombaroli alla cementificazione avvenuta con la costruzione di vari edifici fra cui pure strutture dedicate paradossalmente alla cultura come scuole e asili e luoghi di culto. Per non parlare poi della “ciliegina sulla torta” ovvero la cementeria della Italcementi di Bergamo e della Calcidrata. Entrambe queste società sono quelle che hanno recato i maggiori danni non solo perché hanno fatto sparire una grande parte del compendio collinare ma anche perché hanno sventrato buona parte del sottosuolo dell’intera area.

Fra l’altro queste suggestive gallerie potrebbero essere degnamente valorizzare per renderle fruibili al pubblico locale e ai turisti che vanno alla ricerca proprio di queste particolarità. Pensate che entrambe le scuole di via Falzarego (sia la più vecchia la “De Amicis” che la più recente “Spano” sono state costruite sopra dei siti archeologici, per non dimenticate anche l’istituto Meucci, paradossalmente realizzato in prossimità di via dei punici! Sotto altro aspetto sarebbe anche il caso di qualificare il rione di Sant’Avendrace “Centro storico ci Cagliari”, questo perché il primo insediamento urbano della nostra bella città è stato realizzato proprio sulle rive della laguna di Santa Gilla, nell’area dove oggi sorge città mercato e viale Trieste e viale San Paolo. Fra l’altro proprio in questa area circa due millenni dopo venne costruita la capitale del Giudicato di Cagliari ovvero Santa Igia, che allora era una città lagunare.
Infatti la Laguna, un tempo peraltro navigabile, ha permesso di sviluppare una economia fortemente legata alla pesca e al commercio marittimo. Un tempo, quando il perimetro della laguna era molto diverso da quello attuale, circa due millenni fa, insistevano in un’area che oggi è ricoperta dall’acqua, degli empori e opifici per la produzione e vendita di manufatti ceramici, ma non solo. Tale affermazione è avvalorata dalle scoperte archeologiche realizzate dalla Soprintendenza a fine 800 dal Vivanet e negli anni ’70 dalla dottoressa Solinas. Molti di questi reperti oggi sono esposti al Museo archeologico di Cagliari in una apposita teca. Peraltro Tuvixeddu ha anche una notevole importanza anche dal punto di vista naturalistico e antropologico.
Sotto il primo punto aspetto possiamo leggere la storia dei luoghi attraverso la composizione geologica delle rocce calcaree che caratterizzano l’intera area, rocce formatesi nel periodo miocenico attraverso un fenomeno di cristallizzazione dei fondali marini, formati in un lungo lasso temporale, compreso fra i 23 milioni e i 5,3 milioni di anni fa, quanto il mare ricopriva le nostre teste.Inoltre sul colle la natura sta cercando di riprendersi i suoi spazi, soprattutto nelle aree in cui l’uomo, da quasi mezzo secolo, ha smesso di svolgere la sua nefasta azione. Cito a questo proposito l’area di vico IV Sant’Avendrace, l’area del villino Mulas Mameli (oggi in totale abbandono e degrado), l’area del così detto Canyon, dove il Gheppio nidifica, il Colubro se la spassa, l’Argiope chiamato anche Ragno vespa che sviluppa le sue grandi ragnatele, la cui femmina può raggiungere la grandezza di 15 centimetri. Questo ragno vive sulla sommità del colle senza problemi di sorta. Anche la flora si sta riprendendo i suoi spazi e fra questi la Pistacia Lentiscus, (Lentischio), dalle cui drupe si ottiene un versatile olio, dotato di eccellenti proprietà, la Ruchetta selvatica (Eruca sativa), particolarmente gustosa e saporita, le piante di Asparagi (Asparagus officinalis), di Capperi (Capparis spinosa), di Assenzio (Artemisia absinthium) e alcuni alberi fra cui il Pino e il Cipresso e tante altre specie.
Da un punto di vista antropologico la storia del colle la si conosce anche attraverso le narrazioni delle persone che nei secoli hanno vissuto in questi luoghi utilizzando le caratteristiche e le risorse che il territorio loro offriva. A questo proposito vi sono tante leggende e racconti che presentano un pezzo della nostra storia tramandata oralmente dagli anziani, per la verità poco conosciuta, che abbiamo avuto la fortuna di incontrare e che ci hanno parlato dei tempi passati, delle loro abitazioni ricavate nelle cavità e tombe che il territorio aveva, utilizzate inizialmente solo per trovare riparo dalle bombe della II guerra mondiale per poi divenire, per diversi decenni, residenze abituali. Una curiosità…a qualcuno di questi signori è stata data anche la residenza e alcuni di loro ancora la possiedono in loco. Grazie a queste testimonianze cerchiamo di ricostruire un tempo passato che è nostro dovere non dimenticare e trasmettere alle future generazioni. Le nostre passeggiate e proposte di fruizione socio.turistico.culturale hanno proprio questo scopo.
Cosa fare? Ecco delle proposte che abbiamo raccolto, formulate da alcune organizzazioni del III settore di Cagliari , fra cui: Amici di Sardegna, Centro di Coordinamento Ambiente Sardegna, Pro Loco di Cagliari, AGS Sardegna Ambiente Giustizia Salute, Ambiente e Vita, TDM 2000, Studenti per la città, Amici della Laguna. CittadinanzAttiva, La Rete Sarda della Cooperazione internazionale e ASECON
- Dare una brand a tutto il compendio e soprattutto dare una identità al Parco accentuando la sua importanza storico/archeologica e ambientale/identitaria e magari organizzare una campana di sensibilizzazione per favorire un possibile (e DOVEROSO) riconoscimento UNESCO
- Allestire dei percorsi con adeguata segnaletica e cartellonistica plurilingue (con disegni e foto a colori)
- Aprire un nuovo accesso da Via Is Maglias anche per permettere ai pullman di portare sul posto dei visitatori, poiché è impossibile da via Falzarego
- Allestire un Centro visite per l’accoglienza e la somministrazione di bevande e snack nonché acquisto di souvenir e pubblicazioni, con una sala per eventi, utilizzando la struttura dismessa posta nel lato di Via Is Maglias che a tutt’oggi è inspiegabilmente inutilizzata.
- Bonificare il colle lato del villino Mulas Mameli, recuperare la struttura e rendere fruibile tutta l’area del c.d. Canyon attrezzandola con altri pannelli che illustrino le specificità presenti di flora e fauna e
- Rendere fruibile la galleria di Sant’Arennera e quella presente nel Canyon
- Ricostruire un ambiente funerario ovvero allestire una tomba con il corredo tradizionale che i punici usavano in queste circostanze
- Bonificare e rendere fruibile l’area della ItalCementi posta sulla sinistra in basso, a lato per chi entra nel parco da via Falzarego che un tempo era il cuore della fabbrica e che oggi è una discarica e regno degli sbandati
- Organizzare degli eventi periodici (di vario genere e tipologia) per favorire l’accesso e la conoscenza di questo importante sito che non è adeguatamente valorizzato e promosso, iniziando dai residenti.
- Ultimo ma non ultimo preoccuparsi di formare dei validi operatori che potrebbero essere destinati a:
- Accoglienza, informazioni, traduzioni e interpretariato, accompagnamento e guida
- Animazione, riprese video e fotografiche, comunicazione e media, pubbliche relazioni, vendita di prodotti e somministrazione di bevande, sicurezza e guardiania
- Ultimo, ma non ultimo, posizione in città dei cartelli segnaletici e informativi plurilingue per facilitare l’accesso al sito, soprattutto nel quartiere. Dal Porto a via Roma, dal Largo Carlo Felice a viale Trieste e viale SantìAvendrace, da Via Po a via Is Mirrionis e in via Is Maglias. Stazioni comprese (ferroviaria, marittima e aeroportuale)
P.S. La foto dell’articolo sopra riportata presenta lo stato dei luoghi in cui si trova una delle Tombe familiari romane realizzate fra il I e il II sec. d.C. poste dentro l’ex villino Melis raggiungibile da Vico IV Sant’Avendrace.