Cagliari, da conoscere e valorizzare. Un’atto d’amore per una grande città.

Sant’Avendrace è il primo quartiere storico di Cagliari e deve la sua importanza grazie alla presenza della laguna che ha dato sostentamento alle varie popolazioni che nei secoli si sono succedute.
Sicuramente in epoca preistorica vi erano degli insediamenti umani anche dentro la laguna, come risulta dal sito di Cuccuru Ibba, sito neolitico, che non è stato mai fatto oggetto di studio e di ricerca archeologica, fatta eccezione per alcuni sopralluoghi effettuati dall’Archeologo Prof. Enrico Atzeni che ne ha rilevato la storicità e l’importanza.
Diversi secoli dopo sulle rive nord occidentali della laguna sono approdati i fenici attorno al IX/IIIV sec. a. C. che, dopo aver realizzato degli scali commerciali, lasciarono ai cartaginesi la costruzione del primo centro urbanizzato di Cagliari. La città allora si chiamava Krly e si sviluppava grosso modo dove ora c’è la città mercato, l’edificio delle poste e l’ex mattatoio. Il porto molto probabilmente era ubicato proprio di fronte all’ ex centrale elettrica di Santa Gilla.

Villa Cossu, situata nella necropoli di Tuvixeddu in vico II Sant Avendrace, ormai abbandonata e abitata dai senza tetto


Gli stessi luoghi circa mille anni dopo hanno ospitato un altro importante insediamento medioevale: la città giudicale di Santa Igia. Essa sorgeva grosso modo nella stessa area della antica città di Krly, un poco spostata verso est in direzione campo Scipione/area di San Paolo. Una città estesa circa 20 ettari, abitata da alcune migliaia di persone, protetta da possenti mura e da decine di torri. Al suo interno vi erano diverse chiese fra cui Santa Maria di Cluso e Santa Cecilia. Assai probabilmente vi era anche un edificio ospedaliero e una sorta di università.
Fatta questa premessa vediamo quello che le prime civiltà storiche ci hanno lasciato come loro testimonianza. Parliamo dei fenici, punici e dei romani. Purtroppo possiamo risalire alla loro storia prevalentemente grazie alle sepolture che ci hanno lasciato, nel cui interno spesso si sono rinvenuti dei preziosi reperti archeologici utili per la ricostruzione delle rispettive civiltà con i loro usi e abitudini. Purtroppo degli antichi edifici civili, militari e religiosi non è rimasto praticamente nulla e ciò perché Cagliari da oltre 2500 anni vive e muore su se stessa nel senso che l’area della odierna città è il risultato della sovrapposizione ed espansione urbanistica che nel corso dei secoli essa ha avuto.

Interno di Villa Cossu, particolare tomba Romana, utilizzata come riparo dai senza tetto


Discorso a parte andrebbe fatto per le tracce lasciate dalle civiltà preistoriche, prima neolitiche e dopo nuragiche. Che Cagliari e il suo hinterland fossero abitate in tempi assai remoti è oramai assodato. Le tracce lasciate sono assi scarse e sicuramente non hanno mai avuto la giusta considerazione che avrebbero meritato. La cultura archeolgica sarda, almeno per un lungo periodo è stata sviluppata solo a vantaggio di fenico punici e romani. Solo da qualche decennio si è riacceso l’interesse su questo importante e misterioso pezzo di storia come “occultata”.
In questo discorso appare evidente che le varie amministrazioni che si sono succedute non hanno mai dato eccessiva importanza alla conservazione delle testimonianze del passato, sempre sacrificato per ragioni di ordine contingente e soprattutto elettorale sull’altare del progresso e del benessere.
Le foto che vi presentiamo sono una semplice testimonianza di quanto patrimonio archeologico e identitario vi sia ancora a Cagliari da scoprire e proteggere e che, per una serie di motivi, si cerca come di nascondere.
Il sommesso consiglio che diamo è quello di recuperare tutto quello che si può e rendere fruibile questa grande risorsa che i nostri antenati ci hanno lasciato, prima che sia davvero troppo tardi, nella convinzione che la cultura, se opportunamente perseguita e protetta, paga sempre.

Una delle facciate di Villa Cossu, ormai dimora dei senza tetto

 

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