La Sardegna e i suoi ostacoli

di Roberta Manca

Più volte ci siamo occupati dei problemi che quotidianamente incontra la Sardegna e i suoi abitanti per via della insularità, in primo logo nei collegamenti da e per la Sardegna, sia marittimi che aerei.

Oggi, peraltro, vogliamo porre l’accento su un altro aspetto che contribuisce a peggiorare la qualità di vita nella nostra regione. Stiamo parlando dei costi della energia che sono ulteriormente aumentati a causa della guerra fra Russia e Ucraina. Infatti da tempo proprio la Russia rappresentava il principale fornitore di Gas dell’Italia.

In questi giorni si parla del gasdotto fra la’Algeria e l’Italia, condotte che transiterebbe necessariamente in Sardegna. In buona sostanza si riparla del vecchio GALSI che alcuni anni fa venne messo da parte per via di una serie di problemi di varia natura. Oggi a guardare bene si dovrebbe parlare di GALSIE ovvero Gasdotto Algeria, Sardegna Italia Europa

Infatti è stato siglato persino un accordo fra l’Algeria e l’Italia, di cui i nostri governanti poco o nulla sapevano e i cittadini ancora meno. Questo conferma che la soggettività della Sardegna è assai limitata e che sopra le nostre teste passano un sacco di accordi e vicende che spesso non sono per nulla chiari e definiti o correttamente presentati alle popolazioni locali.

Certo nel nostro Paese vi sono delle priorità come “Il supremo interesse nazionale” sul quale, almeno fino a quando resterà l’attuale forma di Stato, poco potremmo fare, ma mi domando perché questo nobile principio deve essere sempre particolarmente gravoso per i sardi?

In parole povere a noi cosa ce ne viene da queto grande progetto?

Che vantaggi avremo se la penisola italica diventerà un importante punto di raccolta e smistamento del gas in Europa?

A ben guardare la Sardegna più che dal Gas russo o algerino dipende dal petrolio e dai i suoi derivati come la benzina per autotrazione. In realtà la Sardegna ospita da oltre mezzo secolo la più imponente e ingombrante fabbrica petrolchimica del Mediterraneo: la Saras di Sarroch, che raffina prodotti petroliferi per i mercati di mezzo mondo.

Un’industria che quasi sempre chiude i suoi bilanci senza perdite perché i suoi costi di gestione e di manutenzione sono talmente contenuti da creare un significativo margine di profitto a vantaggio dei soliti, pochi noti.

In effetti sarebbe giusto e doveroso che i sardi pagassero meno il costo della benzina perché la Saras:

– inquina, e su questo non c’è da discutere, perché i danni che arreca non sono semplici effetti collaterali ma irreversibili componenti di un complessivo degrado ambientale in grado di modificare persino il DNA dei residenti, così come risulta da Studi curati dal Prof. Annibale Biggeri dell’Università di Firenze a da prestigiose pubblicazioni scientifiche come “Mutagenesis”, rivista di epidemiologia edita dall’università di Oxford;

– mette a rischio la salute e la sicurezza dei residenti ma non solo;  

– occupa superfici e significate aree di rispetto che generano delle vere e proprie servitù energetiche che privano i cittadini di interi territori;

– danneggia il paesaggio e l’immagine turistica del Sud ovest della Sardegna.

Eppure in altre parti del mondo l’insularità e i problemi energetici che spesso si accompagnano vengono affrontati dai vari governi in modo diverso, talvolta con  sgravi fiscali, riduzione dei costi energetici o con l’applicazione di bonus di varia natura per i residenti di questi territori.

Da noi non è così, anzi direi che è anche peggio, perché in Sardegna il costo di tutti gli approvvigionamenti energetici è superiore rispetto a altre zone dell’Italia. Questo genera un incomprensibile disparità consolidando “rendite di posizione” che sarde non sono. Insomma oltre il danno…anche la beffa!

Strano tutto questo anche alla luce dell’Art. 3 della Costituzione dove si parla di pari dignità fra i cittadini italiani senza distinzioni.

“Tutti i cittadini hanno pari dignità e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.

È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Lasciando così le cose i ricchi saranno sempre più ricchi e i più disagiati sempre più disagiati, con buona pace della uguaglianza sostanziale e della autonomia differenziata o speciale che dir si voglia.

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