L’Enoturismo: una proposta buona ma difficile

di Gianfranco Leccis

La proposta di un’attività “turismo + enologia” sembra splendida ma è di difficile attuazione: non è chiaro come realizzarla, chi se ne deve occupare, è necessario trovare chi se ne intende.

Nella lettera-articolo precedente ho fatto qualche osservazione su una proposta per lo sviluppo del turismo. Innanzitutto che significa l’implicita ammissione – per la partecipazione di diversi Assessorati – che questa attività è quella che può dare i migliori risultati in termini di aumento della ricchezza (PIL) e del lavoro. Da molto tempo sostengo che gli altri assessorati debbono operare in accordo per ottenere risultati positivi.

Ora continuo l’esame. La proposta riguarda l’ ”Enoturismo”  cioè associare al turismo l’Enologia (coltivazioni, produzione, visita alle cantine ed alle zone vinicole, degustazioni, vendita) con il doppio intento di aumentare la capacità d’attrazione, magari con la destagionalizzazione (aumento del periodo di lavoro turistico che attualmente è poco più di 3-4 mesi) e valorizzazione e vendita dei vini. Non è una novità  – vi sono già stati vari esempi in passato in Sardegna ed è abbastanza diffusa in alcune regioni italiane – quel che vi è di nuovo e interessante sarebbe la creazione di un’orga­nizzazione. Questo non è stato detto esplicitamente: si è parlato dei pregi di un sistema coordinato ma non come attuarlo. Vi possono essere diversi modi: la creazione di un ente unico oppure di più enti a carattere locale per zone vinicole o per aree geografiche. Può anche consistere nel dare un contributo alle aziende vinicole perché realizzino la parte dell’ospitalità.

Sembra che l’orientamento sia verso dei bandi, cioè delle proposte fatte dagli interessati, sotto l’egida e il controllo delle Camere di Commercio, che francamente non ci sembra il soggetto migliore. Meraviglia che qualche tempo fa l’Assessore al Turismo aveva dichiarato che non intendeva assolutamente conferire i fondi dell’Assessorato per la DMO a Enti o altri organismi diversi dalla struttura regionale.

Hanno partecipato alla conferenza vari Assessorati. Scontata la partecipazione dei Trasporti, del Lavoro e dell’Agricoltura (strettamente legati), stupisce invece l’Industria, in passato quasi mai collegata. Peraltro anche questo settore ha competenze validissime per ampliare l’interesse turistico il pacchetto di offerta: per esempio le miniere, le acque minerali e soprattutto l’internazionalizzazione (brutta espressione, significherebbe esportazione? parola che fa il paio con “turismo esistenziale” e altre alla moda).

In effetti non è ben chiaro di chi siano alcune competenze: in particolare questo Assessorato lo sarebbe solo su miniere o cave in attività e non sulle miniere non più in esercizio; non si capisce però come mai l’Assessora abbia fatto recentemente un intervento di promozione sulla grotta di Santa Barbara, nella miniera di San Giovanni. Inoltre l’Assessora­to è unico azionista per conto della Regione dell’Igea. E la Carbosulcis? E i Cammini, quello minerario di Santa Barbara?

Dipende dalla forza di iniziativa della responsabile?

Con l’Assessorato al Lavoro ci sono evidenti interessi comuni: istruzione, formazione, oltre alla discutibile “più turismo più lavoro” (contributi per l’estensione della stagione turistica), e la recentissima originale proposta di realizzare dei modelli di nuraghi nelle piazze delle località dove risiedono emigrati sardi.

Mancavano gli Assessori all’Ambiente e alla Cultura, per cui non si sa se nelle proposte promozionali verranno inserite le peculiarità naturali, monti, boschi, grotte. fiumi, laghi, i sentieri, le arrampicate.

E la cultura?  Siti e monumenti archeologici:  la cultura nuragica è unica al mondo, è di straordinario interesse, noi sardi ci lamentiamo che non venga adeguatamente considerata ma non siamo capaci neppure di proporre delle opere eccezionali come le statue di Monte Prama, ci fermiamo a dibattere se devono essere esposte a Cabras o qualcuna anche a Cagliari .

Per quanto riguarda l’Agricoltura, i punti di contatto sono numerosi. C‘è una forte integrazione: se questo del vino è un polo di attrazione importante ve ne sono diversi altri: pane, formaggi, olio, agrumi, ortofrutticoli, zafferano. Per non dire dei prodotti animali.

Le responsabilità nel comparto agricolo sono molte e gravose. E’ tutto un mondo da governare, dove le difficoltà sono enormi. E’ vero che c’è un Ente dipendente, Laore, erede dell’Etfas, molto attivo e competente, con una lunga tradizione e personale qualificato benché non esperto nel turismo.

Tornando all’enoturismo e alla sua realizzazione operativa si ritiene che la Laore sia in grado di farlo?

Per quanto ne sappiamo l’Ente si occupa di agricoltura abbastanza bene, ma qui si tratta di fargli fare molto di più, problemi di organizzazione non solo degli aspetti tecnici del tour operator, della promozione, della valorizzazione del prodotto Sardegna, dell’introdu­zione in un mercato nuovo e diverso come quello turistico. Non c’è dubbio che abbia la capacità di inventarsi e trasformarsi ma con quale personale, con quali costi, con quali probabilità di successo al di là delle affermazioni demagogiche?

C’è una cosa che accomuna tutti: la mancanza di informazioni non superficiali. E’ difficilissimo conferire con i responsabili o con funzionari di livello, anche privati, avere dati o informazioni qualificate. Nell’am­bi­to dei prodotti agroalimentari, non si sa neanche quanto si produce ed il relativo valore. Non bastano comunicati soprattutto quando vi sono in ballo soldi per le famose risorse. Tener presente che si tratta di fondi pubblici e che tutti hanno diritto di conoscere e partecipare alle relative scelte. Non ci devono essere scelte riservate a pochi. Il carico fiscale e il disavanzo hanno raggiunto un  livelli inaccettabile ed il motivo è proprio la facilità e inutilità di certe spese pubbliche.                

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