Rubrica: “La Sardegna dei Comuni” – Samassi

Ogni settimana raccontiamo la storia di un  paese della Sardegna per far conoscere le sue particolarità, le sue bellezze  geografiche e la sua comunità

di Antonio Tore

 

Samassi è un comune del Sud Sardegna di circa 5.000 abitanti che è attraversato dal Fiume Mannu.

Non è ancora chiaro il significato del nome. Secondo alcune teorie, i Protosardi adoravano il dio Sole (vedi Tharros, Usellus)e, quindi, è possibile che il toponimo Samassi sia la traduzione del relativo vocabolo sardiano o protosardo nel fenicio Shamash «Dea del sole».

Secondo Massimo Pittau, professore emerito dell’Università di Sassari, nel libro “Toponimi della Sardegna meridionale, cosi esprime la propria opinione: ”Un ulteriore nome di Dio appare in Samássi, nome di un comune del Medio Campidano. Il toponimo è attestato in RDSard. a. 1341 come Somaso, l’anno seguente come Semasse. Giusto  quanto proponeva lo Spano, deriva dalla forma akk. Šamaš, il dio ‘Sole’ (esattamente il dio dell’accadica Sippar), ebraico Šeméš (ֶשֶׁמֶשׁ ) tramandatosi identico nel pantheon cananeo. La base è l’akk. šamû, ug. samû ‘cielo, volta celeste’ come fenomeno naturale e sede degli déi. Va ricordato che Šamaš nel (cosiddetto) “pantheon” mesopotamico è da considerare emanazione del Dio Luna, e poi, quando il Dio Luna fu “femminilizzato”, il suo paredro. Non è un caso che Šamaš sia scomponibile in šamû + māšu(m), ma(š)šû ‘gemello (fratello/sorella), detto di deità: stato costrutto šam-ma(š)šû, quindi col significato di ‘Gemello (fratello) della Risplendente”.

Samassi manifesta sin dalle sue origini una spiccata propensione per l’agricoltura, favorita fino all’ultimo dopoguerra, oltre che dalla presenza del fiume, anche dalla vicinanza dell’imponente Stagno di Sanluri che, ora prosciugato, garantiva fino a quel tempo al paese un clima mitigato assai propizio alle colture ed agli ulivi.

I primi insediamenti umani ritrovati a Samassi risalgono al neolitico recente, intorno al 3500 a.C. Nel suo territorio sono stati trovati reperti risalenti a periodo prenuragico come asce, teste di mazza, fusoliere e oggetti di ossidiana utili alla caccia e alle attività domestiche. Sono tanti infatti i ritrovamenti casuali fatti soprattutto in regione Palaziu appartenenti alla cultura Bonnannaro o a quella Monte Claro. Di particolare risonanza fu il ritrovamento, in località Sa Mandara, di due idoli raffiguranti la Dea Madre, probabilmente appartenenti alla cultura di San Michele di Ozieri, ora esposti al Museo Archeologico di Cagliari.

Nelle località Palamuras, Stani, Staineddu, Palatziu, Sa Uga, Santa Maria, Perda Mois sono stati ritrovati numerosi resti di villaggi e sepolcreti che documentano ampiamente il passaggio ed il soggiorno della civiltà romana. Samassi quindi diventa in epoca romana una fra le più importanti comunità rurali del Campidano visto che l’intera zona agricola samassese permetteva di acquisire ingenti quantitativi di grano e cereali.

Fatto storico di particolare importanza è l’inondazione del 17 novembre 1898 rimasta nella memoria popolare con la denominazione “S’Annu ‘e s’unda” (L’anno dell’onda). L’esondazione arrecò gravissimi danni al paese, ma fortunatamente non ci fu neanche una vittima tra gli abitanti. Questo fatto accrebbe la devozione verso san Geminiano dei samassesi, che in tale data istituirono una festa votiva denominata “Santu Millaneddu”.

Per i samassesi questa viene chiamata sa festa manna (la festa grande), nel quale in passato era l’unico giorno di festa dell’anno agrario, tutti gli agricoltori si riposavano godendosi la festa, partecipando ai riti religiosi e civili, per iniziare il giorno dopo il nuovo anno agrario con il duro lavoro nei campi e augurandosi un buon raccolto.

A Samassi si svolgono diverse feste legate ai tempi dell’agricoltura.

Annualmente si tiene la Sagra del carciofo, durante la quale si tengono la fiera agroalimentare del Medio Campidano, una marcialonga, l’apertura delle antiche case campidanesi e delle chiese per farle visitare ai forestieri, infine una mostra intitolata “in di de festa” sull’abbigliamento samassese nel corso dei secoli organizzata dal gruppo folk “Sant’Isidoro”. Ogni anno la Sagra del Carciofo offre numerosi luoghi d’incontro tra produttori, venditori e consumatori, proponendo convegni, esposizioni, degustazioni e mercati in cui poter conoscere le peculiarità del carciofo in tutte le sue varianti.

Il primo sabato e la prima domenica dopo il 15 maggio, nell’oasi di Sant’Isidoro, si celebra la festa di Sant’Isidoro, patrono degli agricoltori, che sfilano per le vie del paese in processione – un tempo con i carri tirati dai buoi e oggi coi moderni trattori – per attirare la benevolenza del santo sugli imminenti raccolti. Dal 2000 grazie all’iniziativa di un Comitato di privati è stata ricostruita, in modo fedele all’originale, una nuova statua policroma, e i festeggiamenti si concludono nell’Oasi di S.Isidoro. Nel piazzale della nuova chiesetta si alternano e si affiancano i rituali religiosi, la degustazione di piatti tipici, gli intrattenimenti con danze e musiche tradizionali.

Tra le manifestazioni locali il Carnevale samassese è uno dei maggiori del Campidano.

I festeggiamenti popolari in occasione del Carnevale sono a Samassi ben radicati nella tradizione, documentata storicamente sin dalla metà del XIX secolo. Nell’immediato secondo dopoguerra si sviluppa il moderno Carnevale samassese che sin dagli inizi abbinerà alle maschere tradizionali di adulti e ragazzi (is mascareddas) e alle fritture dei dolci tradizionali (parafrittus e tzippuas), il corso mascherato che, dai primi semplici carrelli agricoli gremiti di bambini in costume, si imporrà in pochi anni come uno dei principali carnevali in Sardegna per la presenza dei grandi carri in cartapesta di 5-6 metri di altezza e per la capacità dei gruppi e delle maschere di strappare il sorriso e la risata al pubblico.

I festeggiamenti, che durano da una settimana a 10 giorni, si concludono per tradizione il giorno di martedì grasso che rappresenta così l’ultimo giorno di festa prima della Quaresima.

 

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