Rubrica: “La Sardegna dei Comuni” – Villasalto

Ogni settimana racconteremo la storia di un  paese della Sardegna per far conoscere le sue particolarità, le sue bellezze  geografiche e la sua comunità

di Antonio Tore

Villasalto – Il nome Villasalto deriverebbe dal latino “saltus” (campagna) e in lingua sarda il paese vien chiamato Biddesartu, che, letteralmente, significa “paese di campagna”. Il paese era già frequentato in età nuragica e, infatti, nella zona, sono presenti diversi nuraghi: il monotorre  Corrolia (detto anche Corrulia), un monotorre ubicato presso la valle del Flumendosa; il nuraghe Serra Madau, che sembra aggrappato ad uno sperone di terra nella confluenza dei fiumi Flumendosa e S’acqua Callenti. Sul monte Genis, a circa 700 metri di altezza, vi è un complesso di circoli di diverse dimensioni, chiamato Sa dom’e sa nì (nome che significa “la casa della neve”) si pensa che una di queste costruzioni fosse legata al culto delle acque o che, in generale, questi circoli fossero le capanne di un villaggio nuragico.

La zona passò sotto il dominio punico, per poi passare ai Romani dal II al V secolo d.C. Villasalto è stato  lungamente sotto il dominio gallilense (dal nome di una antica popolazione sarda stanziata nelle zona di Esterzili), il cui popolo ha protetto il territorio da numerosi tentativi di invasione, tra cui quelli romani che avevano insediato coloni per sfruttarne il territorio. Resti di epoca romana sono testimoniati dalla necropoli di Cea Romana a Monte Arrubiu, insediamento risalente al I secolo a.C.

Testimonianze di questi avvenimenti sono documentate dalla tavola di Esterzili.  Questa tavola è una lastra di bronzo riportante su un lato un’iscrizione in latino corrispondente ad un decreto del Proconsole della Sardegna Lucio Elvio Agrippa del 18 marzo del 69 d.C. e ritrovata da un contadino che la vendette al parroco di Esterzili. La tavola arrivò, successivamente, tra le mani del canonico Giovanni Spano il quale ne fece dono al Museo di Sassari, in cui, attualmente, si trova esposta.

A seguito di scorribande vandaliche e bizantine, la popolazione formò il primo vero centro abitato in una zona protetta e ricca d’acqua. Nel Medioevo la zona passò sotto la giurisdizione di Cagliari fino a essere governata dalla Gallura. Con la conquista della Sardegna da parte degli Aragonesi la zona divenne dominio spagnolo e nel 1681 il centro urbano fu inserito nella “contea di Villasalto”, un feudo della nobile famiglia Cappai.

Nel 1708 la zona passò per un breve periodo in mano agli austriaci per poi arrivare nel 1718 al duca di Savoia. Durante la seconda guerra mondiale, il paese ha subito un forte incremento nel numero di abitanti per la presenza della miniera di Su Suergiu, dalla quale veniva estratto e lavorato l’antimonio. Le attività della miniera sono andate sempre più scemando, fino alla loro chiusura, avvenuta negli anni ottanta.

Il territorio di Villasalto si affaccia a nord-est sul Flumendosa, fiume fondamentale perché rende l’area fertile e adatta all’agricoltura e si sviluppa fino al salto di Quirra. La zona si espande a Sud verso monte Genis (979 metri) famoso per le sue sorgenti d’acqua pura. Sulle cime del monte Genis, inserito nel parco dei Sette Fratelli – Monte Genis, si gode di un’ottima vista che permette di scorgere un ampio panorama che va dai monti dell’Ogliastra e del Gennargentu a nord, fino ai monti del cagliaritano a sud (monte Serpeddì, il massiccio di Sette Fratelli ecc.).

Sempre sul monte, è presente una imponente costruzione nuragica, formata da una torre centrale e da diverse torri a corona, con muraglie imponenti che le congiungono. In mezzo alla fitta boscaglia di lecci, corbezzoli, ed alta macchia mediterranea, è possibile scorgere delle bizzarre figure scolpite dal tempo, dall’acqua e dal vento sulla roccia, come ad esempio l’aquila (vedi foto sottostante) che si trova in prossimità della cima del monte, subito dopo aver abbandonato il bosco. A est, il territorio è delimitato dal monte Lora, conosciuto per la caratteristica e suggestiva sfinge formata dai suoi promontori calcarei.

Nella zona sono presenti anche diverse grotte, come “Sa Grutta Manna” o “Sa Grutta ‘e Scusi” dove vive il geotritone  sardo, una particolare specie di anfibio, ormai in via d’estinzione, ma sono presenti anche cervi, mufloni, aquile reali, falchi, sparvieri, cinghiali, martore e gatti selvatici.

Il paese ha due chiese: una dedicata a  San Michele Arcangelo e  il Santuario di Santa Barbara V.M. di Nicomedia che fu probabilmente fondata dai monaci bizantini, oltre alla chiesetta campestre di San Cristoforo.

 

 

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