Sardegna a tavola: Il melone verde coltivato in asciutto, biodiversità alimentare della Sardegna

Un vero prodotto sardo che fin dal passato ha visto l’agricoltura nell’isola condizionata dalla mancanza d’acqua. Paradossalmente è proprio lo “stress” a cui è sottoposta la pianta, che rende dolce e consistente il frutto

di Annalisa Pirastu

Il melone coltivato in asciutto è chiamato anche erroneamente in Sardegna, melone d’inverno. Questo melone coltivato nella zona della Marmilla, ha la particolarità di non dover essere irrigato per prosperare, grazie ai meccanismi di resistenza della pianta alla siccità.
E’ infatti un vero prodotto del territorio sardo che fin dal passato, ha visto l’agricoltura nell’isola, condizionata dalla mancanza d’acqua. Paradossalmente è proprio lo “stress” a cui è sottoposta la pianta, che rende dolce e consistente il frutto.

La forma di questo melone è oblunga e, come dimensioni è paragonabile a un pallone da rugby, con la scorza verde scuro. La polpa soda e zuccherina, dall’accattivante colore biancastro, si conserva inalterata per mesi. La mancanza di irrigazione allunga il periodo di conservazione di questo frutto che anche dopo essere colto si conserva inalterato a lungo.
Durante l’inverno e fino alla primavera i produttori, dopo aver arato e pulito il terreno con cura e aver preparato i solchi, iniziano con la bella stagione, la messa a dimora dei semi. Le tecniche di coltivazione di questo melone, che fanno parte del patrimonio della biodiversità sarda, si tramandano di generazione in generazione.
La pianta stessa viene usata per le coltivazioni successive, dopo averne selezionato i semi migliori. Lavati e lasciati asciugare al sole per qualche tempo, vengono sigillati in contenitori ermetici per la semina, che comincia di solito nel mese di maggio.

La piantina si arricchisce di foglie verdi dopo un mese dalla semina e sin dai temi antichi il coltivatore sa di doverla preservare proteggendola, per quanto è possibile, dal sole di luglio. I meloni vengono dunque coperti con rami e fogliame ancorati al suolo da zolle di terra. Solo così il frutto può maturare gradatamente fino alla seconda metà del mese di agosto, quando comincerà la raccolta.

Nella zona, che si estende fino al paese di Turri, ci sono oltre 60 ettari coltivati a melone in asciutto. La resa in quintali di questo frutto particolare è però nettamente inferiore a quella degli altri tipi di meloni irrigui.
Il melone senz’acqua della Marmilla, come conseguenza delle cure e della minor resa rispetto ai meloni comuni, costa un po’ di più. La sua qualità però è nettamente superiore infatti, per la sua coltivazione non si utilizzano concimi, fertilizzanti o pesticidi. Tutte le sostanze che lo rendono sano e gustoso arrivano solo dalla ricchezza del terreno e dall’acqua piovana.
A Lunamatrona al melone coltivato in asciutto, è dedicata una sagra la prima domenica di settembre.

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