Il diritto del non voto

di Roberta Manca

Come tutti sanno il 25 settembre si andrà a votare per il rinnovo anticipato del Parlamento italiano.

Gli scenari non sono molto rassicuranti anche perché tutti i partiti, chi più chi meno, hanno delle responsabilità in merito alla situazione che stiamo vivendo.

Le percentuali di non voto sono in costante aumento e tutto lascia supporre che esse aumentino ancor di più nelle prossime elezioni.

Votare è un diritto e un dovere costituzionale. Ma anche il non voto è una manifestazione di libertà, che si manifesta in diversi modi: sia non recandosi alle urne che recandosi e consegnando una scheda senza alcun segno o annullandola in vari modi…

A ben guardare il “non voto” è allo stesso tempo anche una formidabile arma di protesta. Protesta verso delle Istituzioni che sono avvinghiate dalle logiche di partito e che non rispondono appieno ai reali bisogni della collettività. La caduta del Governo Draghi ne è un tangibile esempio. Che senso aveva far cadere il Governo a pochi mesi dalla sua naturale “fine legislatura”?

A mio avviso sono solo due i partiti che si sono distinti per una certa coerenza in questa legislatura:  il PD da una parte e Fratelli d’Italia dall’altra, anche se per opposte ragioni. I primi per difendere il governo “Draghi” fino alla fine e i secondi per averlo da subito contestato.

In mezzo a quello che un tempo si definiva ”Arco costituzionale” vi sono tanti partiti che hanno dato “un colpo alla botte e uno al cerchio”, giocando sulla “convergenze parallele” tanto care al caro Aldo Moro che, non dimentichiamolo, ha pagato con la propria vita, il prezzo del compromesso storico fra l’area Social-Comunista e quella Democratico-Cristiana. Per la verità molti italiani sono perplessi di fronte a questo scenario e trovare il meno peggio per giustificare il voto  pare cosa assai difficile.

Uno scenario possibile dopo il 25 settembre potrebbe anche essere quello di una perfetta riproposizione dell’attuale, della serie: “Cambiare tutto per non cambiare nulla”, perché il partito che vincerà anche con un solo voto in più rispetto ai concorrenti difficilmente avrà vita facile. Questo perché da un lato vi sarà un grande numero elettori che non voteranno e dall’altra una parcellizzazione del voto in tanti rivoli…e si giocherà sulle percentuali di voto, trascurando il fatto che le possibili percentuali che ci governeranno, forse otterranno anche il 51% dei votanti  ma non certamente degli aventi diritto. E chi governerà il popolo dei non votanti?

Ma questo è un altro discorso che ora non è opportuno affrontare

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