Recensioni: “Mal di pietra” un libro, un film

Il film, appena uscito nelle sale, prende spunto dal libro di Milena Agus

 di Antonio Tore

Spesso, i film prendono l’idea della sceneggiatura da libri. E, quindi, nei titoli di coda capita di leggere “liberamente tratto da….”, “ispirato a….”, ecc. Talvolta, il libro balza agli onori della cronaca dopo l’uscita del film, ma altre volte il percorso è inverso e può succedere che chi ha letto il libro precedentemente all’uscita del film, rimanga poi deluso o trovi la trasposizione filmica non corrispondente al racconto.

Così, anche al termine del film “Mal di pietre”,  si può leggere che è tratto da un libro di Milena Agus del 2006, scrittrice nata a Genova da genitori sardi, che, attualmente, vive e lavora a Cagliari, il cui romanzo è stato finalista al premio Strega, al premio Campiello e al premio Stresa. Produce un certo effetto vedere il film girato in Francia, nella Provenza, con puntate a Lione, sapendo che il libro è ambientato principalmente a Cagliari. E vedendo il film, senza aver letto il libro, colpisce che nella fase finale venga citata la Sardegna e compaia, come immagine finale uno scorcio panoramico che sembra tipico dell’Isola. E, mentre nel film, la protagonista è una giovane donna (interpretata da Marion Cotillard), nel libro la protagonista è la “nonna”.

Nel libro, I personaggi in genere non hanno nome, ma sono definiti in base al loro grado di parentela con la narratrice, la nipote della nonna: tra questi si ricordano il nonno, mia madre, mio padre. Fanno eccezione principalmente il Reduce, un personaggio chiave anche se non fa parte della famiglia, e l’altra nonna della narratrice, Lia, caratterizzata per il suo ostinato e in fin dei conti controproducente bisogno di mettere ordine in tutte le faccende familiari: si tratta di un personaggio per tutti i versi di carattere opposto a quello della nonna paterna.

Nel film, invece, Gabrielle è una donna irrequieta; vive con la famiglia in una casa di campagna affacciata su sterminati campi di lavanda di proprietà dei suoi. Oggetto dei suoi desideri è, inizialmente un giovane insegnante del quale si è invaghita. Sembra dissennata e sua madre è dell’idea che per lei sia necessario un matrimonio e sceglie per lei uno dei braccianti, Josè. Con lui, un uomo semplice e schivo, si stipula un vero e proprio contratto: Gabrielle chiarisce subito a Josè che non lo ama e non avrà rapporti con lui. Josè accetta la situazione e la sua presenza, spesso silenziosa, prende la scena del film.

Gabrielle soffre di calcoli renali e per la cura andrà in una clinica tra i monti della Svizzera, dove conosce una cameriera conterranea e, attraverso lei, Andrè Sauvage, un giovane militare malato di calcoli renali, reduce dalla guerra in Indocina. Sarà finalmente l’esplosione di un grande completo amore per Gabrielle?  Ma lei è soprattutto una donna che, come dice la madre, “vive in un mondo tutto suo”, vede la vita come un rincorrersi di luci e ombre, mentre José, il marito spagnolo, che tace e tutto accetta, le sta accanto in ogni frangente. L’inquieta Gabrielle, quindi, è il fulcro principale, ma è Jose il vero motore sentimentale che  possiede  una dignità che gli fa amare l’altra così com’è, senza volerla cambiare, anche quando le circostanze gli consiglierebbero di agire diversamente.

I fili che uniscono il film e il libro sono diversi: Il fatto che entrambe le protagoniste sono destinate, dalle proprie madri, a sposarsi, anche senza amore; hanno un approccio disinibito col sesso; afflitte dal “mal di pietre” (definizione tipica in Sardegna), Gabrielle viene inviata in una clinica svizzera, mentre la nonna sarda si reca in un centro termale del “continente”; mentre la prima conosce nella clinica un reduce della guerra in Indocina, l’altra ne conosce uno reduce dalla guerra e dalla prigionia nazista e, entrambe, al rientro dalle cure termali, generano un figlio. Le successive ricerche di entrambe le donne degli uomini che hanno amato (presunti padri dei bambini), non producono alcun risultato.

Nel film, Josè, alla fine, uscendo dai suoi silenzi, confida a Gabrielle di aver parlato con Andrè, dopo averlo visto in una sedia a rotelle, il quale gli racconta la sua vera storia.  Per non togliere il gusto di seguire personalmente le vicende finali del film e del libro, non indichiamo la conclusione delle due storie, ma certamente i parallelismi sono diversi e molteplici, anche se le ambientazioni sono completamente differenti.    

 

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