Rubrica: “La Sardegna dei Comuni” – Villanova Tulo

Ogni settimana raccontiamo la storia di un  paese della Sardegna per far conoscere le sue particolarità, le sue bellezze  geografiche e la sua comunità

di Antonio Tore

Villanova Tulo (Biddanoa ‘e Tullu in sardo) è  un comune del Sud sardegna che conta poco più di 1000 abitanti e si trova nella subregione del Sarcidano. Confina con i Comuni di Sadali, Nurri, Isili, Seulo, Gadoni e Laconi.

Dal centro abitato si può godere una vista panoramica sul suo patrimonio naturalistico: la vallata del fiume, lago Flumendosa e la rigogliosa foresta di Pantaleo, con piante secolari.

Il territorio di Villanova Tulo fu abitato almeno dal Bronzo antico, come dimostrano le sepolture nelle grotte di is Janas e di Frumosa. Il sito più importante è in cima a una collina, vicino al paese: l’area archeologica del nuraghe Adoni, costituito da una torre centrale, un bastione quadrilobato (a quattro torri), un possente antemurale e capanne di un villaggio. Si possono notare anche scale, nicchie e cortine.

Negli scavi sono stati rinvenuti circa 40 oggetti in bronzo, in gran parte frammentari (asce, punte di giavellotto, puntali di lancia, lamine), e numerosi frammenti fittili, databili tra Bronzo recente e finale (1350-1150 a.C.): scodelle, ciotole, vasi, olle. Spicca il frammento di un’oinochoe bronzea, del tipo “Schnabelkanne”, a becco rilevato, tipologia diffusa in Etruria a fine VI secolo a.C., spesso esportato in altre regioni, ma non in Sardegna.

Questa classe di oggetti, simbolo delle esportazioni etrusco-italiche verso la Gallia celtica e la Germania renana, è altamente diffuso nella penisola italiana come prezioso elemento di corredo in tombe principesche o di classi emergenti.

Un ripostiglio di vasi, venuto alla luce nella scala di una torre, documenta il riuso del complesso nuragico in età tardo antica (VI secolo d.C.).

Il complesso nuragico Adoni è costituito da una torre centrale, un bastione quadrilobato, un possente antemurale e un villaggio. Della torre centrale, o mastio, liberata in parte dai crolli durante i lavori di scavo, è visibile un tratto del paramento murario esterno corrispondente alle strutture residue della camera del primo piano. La differente tecnica edilizia adottata nell’edificazione dei muri del bastione rispetto a quella utilizzata nel mastio porta a ritenere che il primo sia stato realizzato in momenti successivi.

I manufatti facevano forse parte di un ripostiglio da fonditore nascosto nelle parti alte delle murature, precipitato al suolo in seguito al crollo delle strutture; allo stesso complesso di bronzi vanno forse riferite due lamine d’argento, una delle quali rappresenta una piuma.

Il frammento dell’Adoni la parte terminale dell’ansa con l’attacco alla parete è forgiato a palmetta a sette foglie sovrastata da due serpenti attorcigliati, contrapposti ai due lati, con la testa rivolta verso l’alto. Si data alla fine del VI secolo a.C. Resta da chiarire il motivo della sua presenza all’interno del nuraghe, dunque non in funzione funeraria.

Un ripostiglio di vasi interi e frammentari, venuto in luce nel pianerottolo della scala esterna adiacente alla torre, documenta momenti di rioccupazione del complesso in età tardoantica (VI-VII secolo d.C.). Vanno infine segnalate alcune monete protovandaliche, pertinenti ad un tesoretto monetale di questo periodo.

L’attuale paese si formò a metà XIV secolo. Originariamente erano due i borghi: Villanova e Tulo, il villaggio più antico, il cui nome, secondo alcuni studiosi, deriverebbe da Tullio, funzionario romano fondatore del villaggio. Un’ipotesi supportata da una prova materiale delle sue origini: in paese, infatti, è conservato un arco di epoca romana.

Tra il 1365 e il 1409, a causa della guerra tra il Regno di Sardegna aragonese e il Regno di Arborea, Villanova Tulo assunse la fisionomia curatoriale arborense e infine passò sotto il dominio aragonese, in cui andò via via decadendo. Sotto gli aragonesi nel 1604 fu incorporato nella contea di Mandas, di cui erano titolari i Carroz. A questi succedettero i Maza, i Ladrón – coi quali il feudo divenne nel 1614 ducato di Mandas – e gli Zuñiga. Infine dal 1777 il feudo passò ai Tellez Girón fino al suo riscatto avvenuto nel 1839 con la soppressione del sistema feudale.

Dal punto di vista religioso, Villanova Tulo fece parte prima della Diocesi di Dolìa, poi dal 1503 dell’Arcidiocesi di Cagliari a cui quella di Dolia è stata accorpata.

Il centro storico è arricchito, oltre che da architetture rurali tradizionali, dai murales di Pinuccio Sciola ispirati all’opera dello scrittore Benvenuto Lobina, il cittadino più famoso di Villanova Tulo (1914-93), che rese celebre il suo paese natale offrendone un quadro nel romanzo (scritto in nuorese) “Po cantu Biddanoa”.

Al centro del paese  si trova la chiesa parrocchiale di san Giuliano, rifatta nel 1663 in forme gotico-aragonesi, su un precedente edificio.

A tre chilometri dal paese sorge la stazione lungo il tracciato del Trenino Verde che va da Mandas a Tortolì-Arbatax. L’antica linea ferroviaria, unico mezzo per scoprire alcuni angoli incontaminati di Sardegna, ‘scavalca’ il Flumendosa, proprio nel punto dove il fiume si getta nel lago.

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