Quartiere di Sant’Avendrace: Una affascinante ipotesi per dare nuova luce al quartiere

Grazie alle ricerche di questi anni e alla preziosa collaborazione offertaci da residenti e studiosi del quartiere come Michele Demontis, Bonario Monzo, Don Alessandro Simula, Marina Federica Patteri, Roberto  Brughitta e Massimo Dotta desideriamo sottoporre alla vostra attenzione una ipotesi che in questi anni ha preso corpo.

Tutto nasce e si sviluppa nell’attuale area oggi ricadente fra la Grotta della Vipera e Vico II Sant’Avendrace.

Infatti da alcuni atti redatti dal Notaio Francesco Calvo il 16 giungo del 1692 risulta che:

“Andrea Corda, massaio di Sant’Avendrace, acquista dai frati Agostiniani di Cagliari, per 100 lire, una grotta con lolla, sita a Sant’Avendrace e che confina: davanti con la font del aigua bona, strada reale in mezzo; dietro con il campo del fu Antioco Cabras ora del figlio Francesco; da un lato […]  a la gruta de la Bivora que se diu […]; dall’altro lato con la grotta di Caterina Capay” . Fonte: ASCa, Ufficio dell’Insinuazione, tappa di Cagliari, atti legati, vol. 213 (notaio Francesco Calvo), cc. 255v-259, [16 giugno 1692]

Foto del particolare del vaso greco, nella parte alta del timpano sono ben visibili e contrapposti due piccoli serpenti proprio come risulta nella grotta della Vipera di Sant’Avendrace

A tale riguardo Massimo Dotta scrive proprio sul nostro periodico:  (https://www.sardegnamagazine.net/tuvixeddu-nuovi-possibili-scenari-di-un-misterioso-sito/)

…..Si cita qui sia la gruta de la Bivora che una fontana che possiamo immaginare antica, forse quanto l’acquedotto, dal quale probabilmente portava l’acqua “bona” ai cittadini e ai viandanti. Vediamo dal documento la presenza di almeno tre grotte nell’area una delle quali “con lolla”. Ma purtroppo, tutto ciò che si trovava intorno alla Grotta della Vipera, che doveva apparire come una via Appia in piccolo, fu definitivamente distrutto dopo il 1822 in seguito alle opere stradali per la ricostruzione della Strada Reale Carlo Felice, quando si preparò il tracciato con la dinamite; la sopravvivenza della Grotta della Vipera si deve al fortunato intervento del generale Alberto Ferrero Della Marmora, altrimenti anche di quella non avremo mai saputo nulla. In ogni caso l’area di Tuvixeddu e i suoi dintorni restano dei luoghi molti particolari; infatti, come afferma l’archeologo Piero Bartoloni, nessun altro sito conserva vestigia del mondo punico in tale quantità, e nella stessa Cartagine la maggior parte delle tombe non è ormai più visibile. Questi fatti dovrebbero renderlo un bene prezioso, eppure la necropoli cagliaritana non è mai stata studiata nella sua interezza, ne mai, fino ad oggi, adeguatamente tutelata…

Da quanto rilevato pertanto appare certa la presenza nella zona di almeno tre grotte in alcune delle quali vi era la presenza di acqua.

Poco distante dalla grotta della Vipera in prossimità del vico II di Via Sant’Avendrace vi è un area mai indagata dalle autorità proposte, nonostante formalmente invitata con pec del 21/07/2020 “ Oggetto: scoperta a Tuvixeddu di un possibile sito templare legato al culto delle acque e dei morti con coppelle raccordate da canalette minute nel declivio collinare”, nella quale insistono lungo le pendici del colle delle inequivocabili tracce di canalizzazione di acque interrotte da numerose coppelle di varia forma, scavate delle roccia calcarea e poste su vari livelli di pendenza.

Sotto questa parte del colle vi è una cavità che un tempo forse ospitava una sorgente o quanto meno destinata a raccogliere dell’acqua. A questo riguardo non si deve dimenticare che proprio in questa parte del colle di Tuvixeddu passava trasversalmente l’acquedotto romano che quanto meno avrebbe potuto alimentare almeno la grotta della vipera e le altre grotte presenti.

Forse sarebbe il caso di approfondire le nostre conoscenze su questa ipotesi non credete?

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