Rubrica: ”Una strada, un personaggio, una Storia” – Cagliari, via dei Conversi

 

Ogni settimana parleremo di una strada raccontando la storia del personaggio a cui è dedicata. Si potranno scoprire così le persone, molte volte sconosciute, legate alla storia della Sardegna o Italiana tramite la loro biografia

di Annalisa Pirastu

Via dei Conversi si snoda alle pendici di Monte Urpinu.

La strada è dedicata ai frati convwesi. Il frate converso in un convento o monastero indicava una persona che non aveva formulato i voti religiosi  ed era addetto ai lavori più umili, soprattutto alla cura della terra. Molti conversi erano persone illetterate che volevano entrare in convento.

Diventando conversi potevano professarsi religiosi a pieno diritto, pur non avendo voce  attiva nelle votazioni per gli ufficiali del monastero. Inoltre non potevano mai diventare monaci di coro o sacerdoti.

Il loro abito era diverso da quello dei monaci di coro. Era fatto di stoffa grigia scura o marrone.

La vita semplice dei fratelli conversi in monastero trascorreva in diverse occupazioni di lavoro o in servizi domestici. La maggior parte di loro lavorava nelle grange come contadini o mandriani.

Molti vivevano permanentemente al monastero e costoro disponevano di locali simili a quelli dei monaci di coro. Le due categorie però avevano locali separati.

I conversi avevano i propri capitoli settimanali, per i loro obiettivi spirituali e la loro istruzione religiosa.

Non potevano partecipare all’Ufficio Divino, tranne le domeniche e i giorni festivi. Sotto la direzione del più anziano del loro gruppo, recitavano in comune, al momento delle Ore Canoniche, là dove si trovavano in quel momento a lavorare, un certo numero di Padre Nostro.

 Questa categoria di persone era spesso spinta ad aderire alla vita del monastero per povertà o in cerca di sicurezza ma anche per fede, alla ricerca di una vita eremitica.

La loro presenza, che era sempre maggiore di quella dei religiosi veri e propri, era necessaria alle crescenti dimensioni dei monasteri e all’impossibilità dei religiosi di adempiere contemporaneamente  sia ai doveri manuali che a quelli religiosi.

I conversi non si potevano sposare e dovevano dedicare la loro vita al monastero e alla loro fede.

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